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Giorgia Meloni, Vittorio Feltri: "perché senza il sì all'aborto non riuscirà a governare"

Vittorio Feltri
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Secondo la pubblicistica alla moda, quella progressista che dilaga su giornali grandi e piccini, Giorgia Meloni, per essere accolta degnamente nel club dei politici meritevoli di essere presi in considerazione, se non proprio votabili, non dovrebbe semplicemente limitarsi a cancellare la fiamma dal simbolo del suo partito, pretesa oltremodo ridicola e incomprensibile dato che né la fiamma né il tricolore costituiscono emblemi di pericolo o minaccia. Sarebbe altresì auspicabile, anzi indispensabile, a giudizio dei soloni di sinistra, che ella dichiarasse pubblicamente di essere favorevole all'aborto. Il quale è una specie di patente necessaria per circolare sulle piazze deputate ai comizi e sugli schermi televisivi. Specialmente le femministe rosse, quasi tutte, insistono affinché la leader di Fratelli d'Italia si esprima con franchezza a favore della interruzione della maternità, come se approvarla, e magari esaltarla, fosse garanzia di maturità democratica.

 

 

Va da sé che si tratta di un sillogismo sballato, tuttavia pochi se ne accorgono poiché ormai è diventato un luogo comune, accettato conformisticamente, che quanto più si è democratici tanto più si sostiene l'aborto. Chi è ostile alla soppressione dei feti non solamente è fascista, ma altresì è un bigotto incolto, un troglodita, un idiota. Purtroppo questo concetto si è affermato e non c'è modo di contrastarlo neppure con ragionamenti logici.

CONTRADDIZIONI - Nel nostro Paese arretrato l'eutanasia è fuori legge, il povero Marco Cappato, che anche recentemente ha aiutato una donna a recarsi in Svizzera onde porre fine alle sofferenze fisiche dovute a un tumore in fase terminale, rischia 12 anni di carcere; mentre una signora che stronca la vita di una creatura appena sbocciata nel proprio grembo viene addirittura applaudita. Da notare che l'eutanasia si esegue su persone che la richiedono, invece l'aborto stronca per sempre un essere a cui non si può chiedere se abbia voglia o meno di essere gettato nel bidone della spazzatura. Intendiamoci, mi rendo conto che uccidere un bimbo in potenza è consentito dai nostri codici ed è impossibile vietarlo, specialmente in certi casi che non vale la pena di citare.

 

 

Eppure una normativa più severa di quella vigente, che eviti di trasformare tale pratica in una sorta di liberazione da un problema economico, credo sarebbe opportuna. Ma questa idea non è realizzabile ed è sconsigliato esternarla allo scopo di non correre il concreto rischio di essere etichettati quali nostalgici del regime, come tocca quotidianamente a Meloni. La libertà di pensiero, in sostanza, è vietata, e a impedirla sono proprio coloro che si ergono a persone aperte, cioè democratiche e prive di pregiudizi. Imporre a Giorgia di uniformarsi allo stile imperante a sinistra è una forma intollerabile di violenza. L'aborto non è lo spunto per promuovere una festa in famiglia, piuttosto è un lutto dei più dolorosi che non può essere raccomandato a tutti quasi fosse l'estrazione di un dente cariato.

Chi è contro di esso ha il diritto, anzi il dovere, di proclamarlo ai quattro venti, come fa il papa e come fanno quelli come me, senza la scocciatura di patire l'accusa di auspicare il fascismo, questo sì felicemente abortito.

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