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Mediaset, il colpaccio di Pier Silvio che salva il Biscione. Francesi messi all'angolo, così piazza i suoi uomini

Giovanni Ruggiero
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Soffiano venti di pace nei cieli dei media. E svanisce la minaccia di uno scontro tra Mediaset e Vivendi all' ultima carta da bollo lasciando spazio alla promessa del grande accordo tra gli ex nemici (che in passato furono già grandi amici). L' assemblea di ieri, da teatro di un possibile sconto campale tra Fininvest, decisa a blindare il controllo delle tv del Biscione, e gli aggressori francesi, ieri assenti (giustificati) all' assemblea si è trasformata in una prova generale dell' asse mediterraneo da opporre ai giganti anglosassoni dei media, a loro volta in grande movimento, dopo le nozze tra il gruppo Murdoch e Walt Disney e la «rivoluzione» americana del mondo Internet voluta da Donald Trump, destinata a cambiare gli equilibri di tv, web e tlc in Usa ma non solo. Nonostante le proteste del fondo Amber, infatti, l' assemblea Mediaset ha potuto varare la riforma che consentirà la presentazione di una lista promossa dal cda. E non è escluso che la squadra capitanata da Pier Silvio Berlusconi possa accogliere, nel caso che l' intesa decolli al più tardi a gennaio, anche rappresentanti della galassia Bolloré. Già nei prossimi mesi intanto il catalogo di Tim Vision, la joint venture costituita tra Telecom e Canal Plus, la pay tv del gruppo parigino, si sarà arricchita della prima tranche dei contenuti in arrivo da Mediaset nell' ambito di un ricco accordo (titoli per 400 milioni spalmati in cinque anni) che ha il sapore di premio di riparazione per i danni provocati al Biscione. Ma, si sa, negli affari non si deve serbar rancore: salvo sorprese, Tim Vision sarà il primo tassello di un accordo che coinvolgerà, anche sul piano azionario, il gruppo Berlusconi in Italia e Spagna, assieme a Canal Plus e a Telecom, decisa a ritagliarsi un futuro da protagonista anche nel mondo dei contenuti, ben più ricco di quello dei fornitori dei servizi di rete. Anche in Europa, come negli Usa, le tlc sono alla riscossa: basta accontentarsi di gestire i «binari» del mondo dei media, lasciando ai grandi di Internet lo spazio per arricchirsi distribuendo i contenuti. Le telecom in America e nel Vecchio Continente vogliono partecipare al banchetto. Negli Usa il tentativo di At&t di comprare Time Warner è stato per ora bloccato dall' Antitrust. Ma ieri Bt, l' ex monopolista inglese, ha siglato l' accordo con i nemici di Sky per lo scambio di contenuti, nei serial come nello sport. L' accordo cade, non a caso, il giorno dopo le nozze storiche tra Fox (vedi Murdoch) e Walt Disney che ha creato un esercito formidabile che controlla lo spettacolo, lo sport (sia in Usa che in Europa) ed il cinema, forte di una piattaforma di streaming (hulu) oltre Atlantico, una valanga di sale cinematografiche e di reti tv (vedi Sky). Un' armata che, inevitabilmente, provocherà la reazione dei concorrenti: le tv tradizionali, i colossi Internet ma anche le tlc. In questa cornice nasce «l' asse latino» tra Mediaset e Vivendi, che può contare sull' apporto di Telecom, una carta preziosa da giocare con cautela (la società francese ha solo il 25% circa dell' ex monopolista italiano). La coppia potrà esordire nella prossima asta sui diritti del calcio di serie A e di quelli per i Mondiali. Poi potrebbero maturare offerte mirate, in attesa che l' Europa faccia le sue scelte in materia di connessioni sulla rete, fissa e mobile. Nell' attesa che la coppia Disney-Fox («non mi sono ritirato - precisa Murdoch, da oggi azionista al 5,1% del gruppo dei cartoon - ho scelto la soluzione che mi permette di stare ancora al centro») si scateni anche dalle nostre parti. di Ugo Bertone

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