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Pensioni, Tito Boeri e la lettera vergognosa: "Ecco a chi taglio gli assegni"

Davide Locano
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Quando le istituzioni fanno terrorismo il sistema civile di un Paese può considerarsi fallito. Non bastavano le batoste di Equitalia sostenute da leggi infami che hanno dato per anni diritto di vita e di morte contro i contribuenti spesso incolpevoli, anche l' Inps ne fa delle brutte, e spesso proprio contro la categoria meno fortunata: gli invalidi civili. Sporadicamente, ma quasi sempre sotto Natale, a migliaia di cittadini che percepiscono un assegno mensile di invalidità o una pensione di invalidità civile, capita la sciagura di ricevere un regaletto di cui farebbero davvero a meno: una raccomandata da parte dell' Inps. Il periodo prenatalizio non è scelto a caso: a fine anno l' Ente è in fase di verifica della sussistenza dei criteri di reddito richiesti per l' erogazione delle provvidenze economiche, ed ecco scattare la raffica di invio di raccomandate. Sta accadendo proprio in questi giorni. Una volta aperta la busta, è bene che il malcapitato abbia a portata di mano una sedia, un tavolo su cui appoggiarsi in caso di svenimento e anche un grappino per tirarsi su. La lettera ha un contenuto che potrebbe sortire attacchi cardiaci anche a chi non soffre di cuore, e recita: «Gentile Signore, la informiamo che abbiamo provveduto a rideterminare l' importo della sua pensione numero xxxxx categoria INVCIV a decorrere dal 1 Gennaio 2016 sulla base della sua comunicazione dei redditi per l' anno 2016». Leggi anche: Pensioni, ecco come guadagnare cinque anni Non basta. Continuando a leggere la raccomandata, si scopre l' informazione che può davvero far rischiare l' infarto: l' Inps chiede indietro le somme percepite negli ultimi due anni. Qualche migliaio di euro. Un bel regalo di Natale. Per l' Inps. Panico. Sudori freddi. Palpitazioni. Giramento di testa e confusione mentale. Se un invalido civile lo è diventato per motivi di minorazione fisica ora rischia di aggravarsi per ragioni psichiche. SCARSE INFORMAZIONI Il resto della raccomandata non fornisce alcun approfondimento utile alla comprensione della situazione: non un accenno alla cifra che, secondo l' Ente, sarebbe stata dichiarata dall' invalido civile. Non un accenno a un limite di tempo per far valere, eventualmente, le proprie ragioni. Nulla. Viene fornita solo la cattiva notizia, l' eventuale azzeramento del diritto di percepire l' assegno di invalidità e la possibilità di rateizzare quanto «percepito indebitamente». Punto. Attenzione: la richiesta ha un senso solo nel caso in cui, realmente, vi siano discrepanze tra quanto dichiarato attraverso il modello Red - la dichiarazione reddituale imposta annualmente per legge a chi percepisce un assegno o una pensione di invalidità - e i limiti reddituali stabiliti dalle normative in vigore. Qui si parla però d' invalidi civili che non hanno superato i limiti reddituali, hanno onorato l' obbligo d' invio della dichiarazione reddituale avvalendosi magari di un Caf e quindi non sono nella situazione di eventuale dolo contro l' Inps. Una volta ripresisi dalla botta, l' unica cosa da fare è recarsi presso la sede Inps di competenza, e qui scatta la seconda tappa del percorso dell' orrore. Avere a che fare con certi uffici pubblici può diventare un incubo. Per ottenere un' informazione è necessario alzarsi all' alba e fare file interminabili, ma quando arriva il tuo turno, devi sperare anche di avere a che fare con un impiegato che abbia la capacità di capire cosa gli stai dicendo e che sia anche in grado di spiegarti cosa ti è accaduto ricevendo quella raccomandata. La maggior parte dei cittadini che hanno dovuto affrontare questa esperienza può raccontare di scene kafkiane. Molti impiegati sembrano messi li solo per disorientare la gente, non sono in grado di dare le informazioni che ti aspetti, ma - ed è il punto peggiore - non è detto che pur avendo ragione si otterrà il reintegro immediato dell' assegno mensile e la cancellazione della richiesta di «quanto indebitamente ricevuto». Si potrebbe infatti pensare che basta recarsi presso gli uffici dell' Inps, forniti della documentazione atta a dimostrare la propria estraneità al dolo dichiarato sulla raccomandata, per rimettere tutto a posto, ma non è detto. L'ONERE DELLA PROVA Intanto, è bene sapere che anche se a sbagliare è l' Inps - e Libero lo scorso anno ha pubblicato un' inchiesta proprio sul tema dei tanti errori che questo Ente commette ogni anno - a partire dal 2010, a causa di una sentenza di Cassazione, non è più l' Ente a dover dimostrare di aver ragione, ma è il cittadino ad avere il cosiddetto "onere della prova". Di contro, con la sentenza di Cassazione n. 198 del 2011 è stato stabilito che l' Ente deve dar modo al cittadino di potersi difendere nelle sedi opportune. Inoltre: si sappia che la raccomandata che si riceve, qualora non contenga il dettaglio delle motivazioni per cui l' Inps chiede indietro quanto percepito, è da considerare nulla, perché è necessario che l' Ente provveda - per un criterio di trasparenza che la stessa normativa in vigore prevede - a dare informazioni dettagliate dei redditi dichiarati di modo da dimostrare in maniera evidente le proprie ragioni e richieste. Se questi dettagli non sono presenti nella raccomandata, si può presentare un ricorso, che - è bene saperlo - si può inoltrare unicamente online attraverso il portale web dell' Inps; chi è poco avvezzo a usare internet o a richiedere il Pin, è bene che si rivolga a un Caf. Stessa cosa nel caso in cui, pur potendo dimostrare di non aver sforato i limiti reddituali come dettato dalle normative in vigore, non si riesca a ottenere ragione in fase di colloquio con un funzionario dell' Ente. Di fatto, in ogni caso l' invalido civile che non ha frodato l' Inps si ritrova in un girone infernale senza avere garanzia sulle tempistiche di ripristino dell' assegno mensile d' invalidità civile che, va ricordato, è un sostegno economico a chi ha un reddito molto basso, oltre a essere stato riconosciuto invalido civile con una percentuale superiore al 74%. MODO PER BATTER CASSA In tutto ciò, però, non si può non osservare un fatto grave: le modalità attraverso le quali si comunicano vere e proprie sciagure ai cittadini, che non sempre sono da considerare persone avvezze a sgraffignare diritti civili che non gli competono, come i troppi falsi invalidi che sono una delle peggiori malattie di questo Paese. Se è pur vero che una lotta a questo cancro va fatta, è anche vero che è necessario riconsiderare i sistemi che vengono utilizzati e sarebbe opportuna anche una maggior cautela prima di inviare incautamente troppe raccomandate che, spesso, nascondono sì dolo, ma non da parte del cittadino. Parlando con i responsabili di alcuni Caf, peraltro, il dubbio che l' invio indiscriminato di queste raccomandate sia anche un mezzo per batter cassa, aleggia. A pensar male si fa peccato, ma Mi chiedo se alcune morti per infarto fulminante non siano state a volte provocate dall' apertura di certe raccomandate. Non potremo saperlo mai, ma il sospetto serpeggia nella mente. di Emila Urso Anfuso

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