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È morto Gianluigi Gabetti, addio allo storico manager Fiat: una vita accanto a Gianni Agnelli

Gino Coala
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Si è spento nella notte, a Milano, Gianluigi Gabetti, storico collaboratore dell'avvocato Gianni Agnelli. Aveva 94 anni. Ad annunciarlo è la famiglia. I funerali si svolgeranno in forma privata, mentre a breve sarà resa nota la data della messa di Trigesima pubblica, che si svolgerà presso la chiesa della Consolata di Torino. Con la morte di Gianluigi Gabetti, storico braccio destro dell'Avvocato Gianni Agnelli, si è chiusa un'era del Lingotto di Torino. Gabetti era nato nel capoluogo piemontese il 29 agosto 1924. Laureato in legge presso l'Università torinese, entrò alla sede cittadina della Banca Commerciale Italiana, raggiungendo il grado di vice direttore. Passato successivamente alla Olivetti, nel 1965 fu eletto presidente della Olivetti Corporation of America. Negli Stati Uniti conobbe l'Avvocato Agnelli che, avendolo notato per il suo ruolo in Olivetti, una domenica mattina lo chiamò al telefono per chiedergli di accompagnarlo a visitare il Moma; immediatamente gli propose di diventare direttore generale dell'Ifi (Istituto finanziario industriale). Gabetti ebbe un giorno per pensarci e accettò e nell'ottobre 1971 venne nominato direttore generale dell'Ifi, del quale divenne anche amministratore delegato nel marzo 1972. Gabetti fu, inoltre, vice presidente della Fiat dal novembre 1993 al giugno 1999. Negli anni all'Ifi e all'Ifint fu regista di operazioni di grande rilevanza: insieme con Cuccia, nel dicembre del 1976, concluse l'accordo che portò i libici della Libyan Arab Foreign Investment Co (Lafico) a sottoscrivere un aumento di capitale della Fiat, versando 415 milioni di dollari ed acquisendo il 9,7% delle azioni ordinarie. Ancora Gabetti, dieci anni dopo, nel settembre 1986, riacquistò tramite l'Ifil 90 milioni di azioni Fiat ordinarie dalla Lafico, con un esborso di circa 1 miliardo di dollari, portando a poco meno del 40% la partecipazione di Gruppo al capitale ordinario Fiat. A metà degli anni '90 Gabetti lasciò l'Italia per dedicarsi ad investimenti internazionali del Gruppo attraverso l'Exor (ex Ifint) con sede a Ginevra. Leggi anche: Marchionne, il dolore di Gabetti, l'uomo che lo portò in Fiat: "Faticava molto" Lasciate le cariche per limiti di età e ritiratosi a Ginevra nel 1999, rientrò dopo poco a Torino a causa della malattia dell'Avvocato Agnelli. Alla morte dell'Avvocato, Umberto Agnelli divenne presidente della Fiat e chiese a Gabetti di tornare in servizio affidandogli la presidenza dell'Ifil. Da presidente, Gabetti si occupò del riassetto del Gruppo nel 2003 e dell'aumento di capitale a cascata di Ga, Ifi, Ifil e Fiat che portò 1,8 miliardi di euro. Nel 2004, scomparso Umberto Agnelli, Gabetti divenne presidente della Giovanni Agnelli e C. Sapaz, presidente dell'Ifi e dell'Ifil diventando il punto di riferimento della famiglia. Quando Morchio si propose per diventare presidente di Fiat, fu proprio Gabetti, in un week-end, dopo un consulto con le sorelle dell'Avvocato e la Famiglia Agnelli, a trovare la soluzione per il vertice del Gruppo: Luca Cordero di Montezemolo presidente. Poche ore dopo, John Elkann incontrò a Ginevra Sergio Marchionne (all'epoca amministratore delegato di Sgs), che il 1 giugno divenne amministratore delegato della Fiat. Nel 2005 Gabetti diede mandato all'avvocato Franzo Grande Stevens di studiare una soluzione che permettesse alla Famiglia Agnelli di mantenere il controllo sulla Fiat. Tra le soluzioni verificate da Grande Stevens, fu approfondita quella della conversione in azioni dell'equity swap sottoscritto nella primavera del 2005 da Exor, quanto il valore dei titoli Fiat aveva raggiunto valori particolarmente bassi (sotto il valore nominale, pari a 5euro). Nell'aprile del 2007 John Elkann, l'erede designato dall'Avvocato, gli succedette alla presidenza dell'Ifi. Appassionato di arte e di musica, è stato Life Trustee del Museum of Modern Art of New York, presidente del Lingotto Musica e Socio del Fai.

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