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Ilva, Arcelor Mittal lascia Taranto: "Recesso giustificato, senza penale". Una bomba su Di Maio e il M5s

Giulio Bucchi
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La Arcelor Mittal lascia l'ex Ilva di Taranto. Con una nota, il colosso dell'acciaio ha riferito di aver inviato ai Commissari straordinari dello stabilimento italiano "una comunicazione di recesso dal contratto o risoluzione dello stesso" riguardo l'affitto e il successivo acquisto condizionato dei rami d'azienda di Ilva e di alcune sue controllate. Secondo Arcelor il recesso sarebbe "giustificato", e dunque non sarebbe tenuta a pagare alcuna penale. Il gruppo ricorda che il contratto prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l'attuazione del piano industriale, la Società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso Contratto. E Arcelor Mittal mette nel mirino il provvedimento con cui, dal 3 novembre 2019, "il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso". "In aggiunta - si legge - i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto. Lo spegnimento renderebbe impossibile per la Società attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il Contratto". Secondo i sindacati si tratta di una vera e propria "bomba sociale" (a marzo 2018 i dipendenti erano 14.500), che esplode tra le mani di Luigi Di Maio, ex ministro dello Sviluppo, e del suo successore (grillino) Stefano Patuanelli. Un disastro politico targato M5s, che per anni ha promesso ai tarantini la chiusura dello stabilimento dichiarando guerra all'acciaieria.

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