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Pensioni, chi rischia di aspettare fino a 71 anni: fuori tutto

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In attesa del nuovo esecutivo e di una possibile riforma delle pensioni che impedisca il ritorno alla legge Fornero, le regole per la pensione minima e il versamento dei contributi volontari rimangono le stesse. Al momento per poter accedere alla pensione di vecchiaia è necessario aver raggiunto 67 anni di età e aver maturato almeno 20 anni di contributi versati. Tuttavia in alcuni casi può capitare che questi requisiti non siano sufficienti, per cui si può rischiare di dover aspettare fino a 71 anni per ricevere l'assegno Inps.

 

 

A cambiare le regole per la pensione minima è il requisito anagrafico. Nello specifico, per coloro che hanno i contributi versati prima del 1 gennaio 1996, gli unici requisiti richiesti sono il compimento dei 67 anni e l’aver maturato almeno 20 anni di contributi. Per chi, invece, non ha versato nessun contributo prima del 1996 è previsto un requisito in più, ovvero che l’importo dell’assegno spettante sia di almeno 1,5 volte l’assegno sociale Inps (considerando che per il 2022 l’assegno sociale ha un importo mensile di 468 euro circa, si parla di una pensione che deve essere di almeno 702 euro). Tuttavia, la normativa previdenziale permette di conseguire il diritto alla pensione di vecchiaia anche con pochi anni di contributi. Ne bastano già cinque, ma è necessario rispettare alcune condizioni: e cioè che si tratti di contribuzione effettiva, quindi obbligatoria, volontaria e da riscatto a prescindere dall’importo della pensione (in questo caso non è richiesto l’ulteriore requisito dell’importo soglia), ma sempre al raggiungimento di 71 anni di età.

Ascolta "Occhio alle pensioni: cambiano gli assegni" su Spreaker.

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