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Maurizio Landini, il flop: fuga dalla Cgil, cosa sta succedendo in fabbrica

Maurizio Landini  

Sandro Iacometti
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Sindacato dei padroni, prono al governo, incurante della sicurezza, amico e complice delle sigle pirata. Sono solo alcune delle durissime accuse rivolte negli ultimi mesi da Maurizio Landini ai colleghi della Cisl, colpevoli di non seguirlo nella sua crociata ossessiva contro l’esecutivo, nei suoi scioperi preventivi contro la finanziaria, nelle sue barricate in difesa dei diritti civili e la sua mobilitazione perenne per contestare qualsiasi provvedimento esca da Palazzo Chigi, spesso ancor prima che venga firmato.

Per carità, il segretario della Cgil è l’idolo delle folle, viene sommerso di applausi quando fa i suoi comizi in piazza, viene accolto calorosamente da tutta la sinistra antagonista, dai collettivi studenteschi, dai tendini, dai centri sociali e dai gruppi filo-palestinesi. In tv e sui giornali, poi, dilaga. Talk show, interviste, dichiarazioni, slogan. Non passa giornata senza un’esternazione del sindacalista sui massimi sistemi. Sempre volta ad annunciare catastrofi, cataclismi e tempi bui.

 

 

Proclami che mandano in brodo di giuggiole i leader del centrosinistra, da Elly Schlein a Giuseppe Conte, fino a Bonelli e Fratoianni, che non vedono l’ora di incontrarlo a qualche sit-in antifascista per la difesa della democrazia, dei poveri, dei diseredati e chi più ne ha più ne metta per ricoprirlo di baci, abbracci e complimenti.

Ma i lavoratori, in tutto questo? Ebbene, quello che dovrebbe essere il core business, come dicono quelli che muovono i soldi, del signor Landini, la sua ragion d’essere, l’obiettivo ultimo della sua attività, non sembra così entusiasta della svolta movimentista della Cgil. Ieri sono arrivati i risultati delle elezioni delle Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie), che per loro natura non seguono legami di appartenenza, essendo svolte tra tutti i lavoratori senza vincolo di appartenenza ai sindacati, in Enel e in Fincantieri Marghera, il secondo cantiere più grande del gruppo dopo Monfalcone. Ebbene, udite udite, il sindacato rosso di Landini non solo non ha vinto, ma è addirittura calato rispetto alle scorse consultazioni. Mentre quei maledetti pirati della Cisl, guidata da Luigi Sbarra, hanno fatto il pieno di voti. Risultato ancora più clamoroso se si pensa che durante la “campagna elettorale” delle Rsu Landini si è recato personalmente nelle assemblee aziendali per arringare i lavoratori.

 

 

Ed ecco il risultato. A Marghera, con un’affluenza alle urne altissima del 90% (932 addetti), la Fim Cisl ha preso 406 voti rispetto ai 369 del 2021, mentre la Fiom Cgil si è fermata a 222 rispetto ai 275 delle scorse elezioni, perdendo pure un delegato. Il calo di consensi si è abbattuto pure sulla Uilm (da 275 a 242), negli ultimi mesi fedele alleata di Landini, che però ha paradossalmente superato la Cgil.
Discorso più o meno simile all’Enel, colosso nazionale dell’energia, dove hanno votato l’81% dei lavoratori. Qui la Flaei Cisl è addirittura passata dal 40,4% delle preferenze del 2008 (ultima volta che si erano svolte le elezioni) al 48%, mentre la Filctem Cgil è scesa dal 39,9 al 35,5%. Scivola, anche in questo caso la Uiltec, dal 15 al 12%.

Un segnale importante per orientare ed eventualmente correggere la linea del proprio sindacato? Per Sbarra, che si prende una legittima rivincita dopo l’accusa di aver tradito la causa, l’esito delle votazioni è «l'ennesima verifica dello stato di salute positivo dell’organizzazione, una linea apprezzata dai lavoratori, saldamente ancorata ai valori della libera ed autonoma contrattazione, della partecipazione e tutela dei diritti, della sicurezza, stabilità e qualità del lavoro». Per Landini non si sa. Eh sì, perché il segretario ieri era impegnato in un importante presidio democratico, insieme all’Usigrai, per la libertà d’informazione messa a rischio dal governo delle destre. Tema caldissimo per gli operai e gli impiegati di Enel e Fincantieri.
 

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