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Merkel diventa squatter per i voti"Ho occupato una casa"

Angela Merkel

La «rivelazione» della Cancelliera ai ragazzi di un liceo: «Vivevo a Berlino Est, ntrai rompendo la serratura».

Mirko molteni
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Coincidenza o manovra, l'altro giorno è balzata sulla stampa tedesca la rivelazione di un episodio da “squatter” (nel senso di “okkupante di case”, per dirla all'italiana) nella gioventù della cancelliera Angela Merkel. Ne avrebbe parlato durante una visita in un liceo di Berlino, nello scorso agosto. La notizia, guarda il caso, esce subito dopo l'incerto duello televisivo di domenica scorsa fra la leader cristiano-democratica e lo sfidante socialdemocratico Peer Steinbrueck per le elezioni tedesche del 22 settembre. Duello che i media hanno giudicato sostanzialemente in pareggio.  In ogni caso, la Merkel ha raccontato ai ragazzi berlinesi che «dopo la separazione dal mio primo marito, nel 1981, avevo bisogno di una casa. Allora mi suggerirono un appartamento sfitto nella Templiner Strasse, dove non entrai con la chiave, bensì rompendo la serratura». Si era allora nella Berlino Est comunista, quella della “crisi degli alloggi”. L'allora 27enne futura Cancelliera fu «accolta bene dagli altri inquilini del palazzo», e restò lì abusivamente finché le autorità non trasferirono tutti i condòmini in un più moderno caseggiato al civico Schonhauer Allee 104.  E dunque, la Merkel non rinuncia a un tocco di populismo di sinistra per influire sulla massa degli indecisi, che - a seconda dei sondaggi - andrebbero dal 20 fino addirittura al 40 % degli elettori. Nonché sui rivali socialdemocratici dell'Spd, così da poter eventualmente  tenere di riserva l'opzione di una nuova “grosse koalition” - vale a dire grande coalizione - nel caso alla Cdu-Csu mancassero i numeri per governare con gli alleati liberali dell'Fdp in affanno. Giochi, questi, complicati dalla novità del partito anti euro, “Alternativa per la Germania”, che fondato in aprile è arrivato partendo da zero già a un 3 %, sufficiente a erodere le maggiori compagini. D'altro canto, c'è da dire che la Germania tiene economicamente, limitando la disoccupazione e proteggendo le banche grazie all'austerità che la Merkel impone più che altro fuori casa. Perciò può rappresentare il caso raro di una leadership riconfermata nel generale disastro Eurolandia.  Ma non è tutto oro ciò che luccica. Merkel tace  in patria su ulteriori, probabili aiuti ai greci, nonostante il ministro delle Finanze Schauble ammetta che l'Unione Europea dovrà forse versare altri 5 miliardi di euro. E se l'occupazione è salva, lo è soprattutto grazie alla precarizzazione e ai salari bassi, temi su cui attaccano duro i socialdemocratici chiedendo un salario minimo, laddove invece il 25 % dei tedeschi guadagna meno di 9,50 euro all'ora. Frau Angela pare comunque disposta alla grande intesa, all'insegna dell'unità tedesca rivolta ancora contro il passato scomodo, come testimonia la messa a processo in questi giorni di una trentina di ex-guardiani di Auschwitz novantenni, pochi giorni dopo che lei stessa aveva visitato con effetto scenico il lager di Dachau.  L'importante - questi i suoi piani - è che sia sempre lei, con la sua gigantografia da 70 metri che troneggia alla Stazione Centrale di Berlino, a dettare le regole agli altri. Anche a sinistra, da una posizione di forza. Per ironia, la Merkel pare ora più preoccupata della proposta della gemella Csu bavarese, in particolare del governatore Seehofer, di introdurre sulle autostrade un pedaggio a tagliando, sul tipo usato in Svizzera, solo per gli stranieri. Il che, però, spingerebbe l'Unione Europea a pressare Berlino per estenderlo anche agli stessi tedeschi, per non discriminare fra comunitari. Un effetto boomerang in termini di popolarità.

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