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Messico, l'ospedale rifiuta il ricovero, lei partorisce da sola

Non ci sono i medici e non la lasciano neanche entrare in reparto. Un passante fotografa la scena

Roberto Procaccini
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La foto la immortala quando, carponi e sofferente, ha appena messo al mondo, da sola, suo figlio, ancora legato a lei dal cordone ombelicale. Un ospedale le aveva appena rifiutato il ricovero. L'istantanea è stata scattata da un passante che si trovava sul luogo (una piccola cittadina sulla costa pacifica del Messico) al momento del parto. L'ha pubblicata il quotidiano la Razòn e, ora che è rimbalzata sui social, ha fatto il giro del mondo suscitando l'indignazione della gente. La vicenda - E' il 2 ottobre. Irma ha 28 anni ed è un'indigena di etnia mazateca. Alle 5 del mattino, travaglio in corso, si mette in cammino col marito per raggiungere l'ospedale San Felipe Jalapa de Dìaz, nella cittadina di Oaxaca. Quando arriva, alle 6, un'infermiera alla reception le dice che non può accoglierla perché non ci sono i medici. Per lei niente barella e niente ambulanza: se la donna vuole essere ricoverata presso un'altra struttura, deve raggiungerla a piedi. Irma decide di aspettare che si facciano le 8 e che al San Felipe arrivi il personale medico, ma la stessa infermiera le intima di uscire dall'ospedale per attendere in giardino. Il parto - Alle 7:30 Irma ha partorito da sola un bambino di 2 chili e 400 grammi. Ma la sua disavventura non è ancora finita. Il personale dell'ospedale acconsente finalmente a prenderla in cura, a patto, però, che sia il marito a comprare i medicamenti necessari (garza, disinfettante, siringhe e quant'altro). Il trattamento non va oltre: quando l'uomo pretende che la moglie venga ricoverata, gli vengono chiesti 1500 pesos per il letto. Per Irma un certificato medico firmato da un dottore che neanche aveva visto la donna e il bambino. Le initimidazioni - Nei giorni successivi il parto, quando sui media messicani scoppiava il caso e i riflettori si accendevano sul San Felipe, Irma è stata contattata dal personale dell'ospedale, che le intimava di non parlare della sua storia. "Mi minacciano: dicono che mi fanno togliere l'assegno sociale che percepisco - racconta -. Ma io non ho paura e racconterò la mia storia a chiunque me lo chieda".

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