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Giuseppe Conte, la bomba di Luttwak sulla missione in Libia: "Perché l'Italia comanderà"

Gino Coala
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Gli effetti dell'incontro fra Donald Trump e Giuseppe Conte potrebbero portare a una svolta radicale negli equilibri geopolitici nel Mediterraneo. Una svolta tutta a favore dell'Italia che finalmente vede riconosciute le ragioni che nel 2011 la vedevano opporsi al bombardamento della Libia e all'eliminazione di Gheddafi. I rapporti tra Roma e Washington non sono mai stati così solidi, come conferma il politologo americano Edward Luttwak: "Nessun problema fra Conte e Trump, anzi - ha detto al Messaggero - Gli Stati Uniti sono pronti a supporare la leadership dell'Italia in Libia mentre le posizioni di Salvini sulla Russia non sono un ostacolo". Per approfondire leggi anche: Conte, il primo grande trionfo alla Casa Bianca: la promessa di Trump su Libia e immigrazione Dal vertice alla Casa Bianca, il premier Conte ha incassato un riconoscimento che mancava all'Italia da anni: "Per gli americani l'Italia è l'unica a conoscere tutto della Libia. Avevate ragione a essere contro l'intervento per rimuovere Gheddafi. Gli americani hanno imparato la lezione. Gli italiani possono essere una guida positiva in Libia a patto che impegnino molti più uomini, mezzi e truppe. Con uno sforzo maggiore potrete assumere la leaderhip e avrete il sicuro appoggio degli Usa". La mossa di Trump non potrà che incidere sui rapporti all'interno dell'Unione europea, in particolare tra Italia e Francia, con l'Eliseo da sempre interessato a farla da padrone nella gestione dei rapporti con il Nord Africa: "Gli Stati Uniti non sono per nulla impressionati dalla Francia in Libia, pensano che sia responsabile del terribile errore di rimuovere Gheddafi. L'importanza dell'Italia è geografica, strategica e politica. Siete nel mezzo del Mediterraneo, avete le basi militari, e con tutti i diversi governi siete stati nostri fermi alleati. Con D'Alema premier ex comunista o comunista. Usa e Italia hanno combattuto insieme la guerra del 1999 in Kosovo. L'anello debole era Dini, cioè la politica convenzionale. La cooperazione Roma-Washington oggi è più stretta che mai".

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