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Coronavirus, Italia e Corea del Sud: cosa non torna nel conteggio di morti e contagiati

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La Corea del Sud ha 6.088 contagiati, quasi il doppio dei nostri, ma conta "solo" 40 morti, un quarto delle vittime italiane: in proporzione il Paese orientale ha il rapporto più basso del mondo. In Italia, dove il tasso di letalità del Coronavirus si aggira intorno al 3%, il bollettino dei decessi "da Covid-19" cresce esponenzialmente. Nella Repubblica orientale, invece, la statistica è molto più contenuta, e il tasso di letalità è inferiore all' 1. Qualcuno, tra la pletora di esperti veri e presunti che affollano i talk-show e fanno a gara per finire sui giornali, va dicendo che è del tutto normale, che in Corea del Sud la popolazione è molto più giovane di quella italiana. In realtà non è vero: la nostra età media (la terza più alta del pianeta dopo Germania e Giappone) è di 46,3 anni, e nello Stato asiatico è di 42,1. La differenza c' è, ma non ci sembra tale da giustificare un simile squilibrio tra le due nazioni, anche se non pretendiamo di saperne per forza di più dei professionisti da Covid-19.

IN IRAN
Il rapporto età-morti pare avere maggior valenza in Iran, piuttosto, che ha un po' meno contagi (3.513) rispetto all' Italia (3.858), un numero di decessi inferiore (107 stando all' ultimo bollettino ufficiale pervenuto in Europa), e un' età media di appena 27 anni, quindi 20 in meno di noi. E dunque da dove deriva l' enorme differenza statistica tra Italia e Corea del Sud? Ovviamente possiamo avanzare solo ipotesi: nessuno, al momento - se non Seul - può sapere come stanno realmente le cose. Di certo loro hanno eseguito un numero enorme di test, oltre 140 mila, cinque volte tanto i tamponi effettuati nei nostri ospedali. La Corea, poi, appena cinque anni fa si era trovata a fare i conti con l' epidemia di Mers, una patologia di Coronavirus simile alla Sars. E lo Stato, accortosi in ritardo del contagio, in ottica futura aveva deciso di allestire un protocollo per le emergenze che oggi coinvolge diverse aziende biomediche specializzate nella produzione di strumenti per scovare le malattie virali. Nella Repubblica orientale eseguono test anti-Coronavirus anche per strada senza che gli automobilisti scendano dalla vettura. Insomma, il numero dei contagiati sarebbe così elevato perché vengono svolti esami a tappeto, un po' com' è avvenuto in Italia nei primissimi giorni dell' emergenza, solo che poi le nostre autorità hanno cambiato strategia, forse per tentare di rimediare all' immagine di italiani-untori che hanno drammaticamente fatto passare nel mondo, e hanno deciso di effettuarli solo sui pazienti sospetti.

IL SOSPETTO
E di sospetto ce n' è anche un altro, e cioè che in Corea del Sud - come in altri Stati - solo una parte dei decessi venga associata al famigerato contagio, e che gli altri vengano correlati alle patologie preesistenti nel paziente. In pratica farebbero il contrario di ciò che avviene in Italia, dove vengono ascritte alle "morti da Coronavirus" anche quelle di persone il cui stato di salute, purtroppo, era già ampiamente compromesso anche in ragione dell' età piuttosto avanzata. È chiaro che ogni nazione, volendo, può comunicare i dati come meglio crede - verifiche capillari in questo senso sono pressoché impossibili - e che certi governi, per non spaventare i propri cittadini e non affossare l' economia e l' immagine all' estero, possano aver deciso di tenere una linea meno allarmistica, il che non vuole dire per forza scorretta, anzi.

Registriamo che la Germania è alle prese con 514 infezioni (per ora nessun decesso comunicato) e la Francia con 423 contagi e 6 morti, lo stesso numero di decessi del Giappone. Nello Stato dell' imperatore sono state comunicate 361 infezioni, circa 3.200 in meno dell' Italia.

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