E anche Carlo d'Inghilterra si prese il suo Corona
Finalmente ha ottenuto la Corona, ma era quella sbagliata. Ora, da quando il Principe Carlo d’Inghilterra s’è beccato il Covid19 -mantenendo, ovviamente un aplomb solidissimo- le battute si snocciolano da sole.
Soprattutto considerando che la genitrice di Carlo, la sovrana Elisabetta, anni 93, continua ad essere saldamente ancorata al trono, godendo di ottima salute. E chi l’ammazza, la Regina. Sì, certo, per precauzione pubblica, sono sospesi tutti gli incontri e le cene di gala della Royal Family e Sua Maestà è in autoisolamento nel castello di Windsor. Come, d’altronde, sta vivendo in esilio claustrale la consorte del Principe di Galles, Camilla, la quale pare si stia ammazzando di tamponi nel castello di Balmoral ottenendone soltanto esiti negativi. Ma, oggi, è su Carlo, sull’erede aspirazionale al trono che s’addensano, shakespearianamente, le caligini d’un funesto destino. Carlo contagiato è un elemento di rottura nelle torpide giornate del protocollo reale. “Non è stato ancora possibile” ha riferito il suo portavoce citando fonti mediche “accertare da chi il principe abbia preso il virus ma per il resto ha sintomi lievi i ed è in buona salute”. Ed ecco, dunque, che i tabloid si sprecano nelle congetture: si ricostruisce il percorso frastagliato ed inesausto delle inaugurazioni e dei tagli di nastro (il Principe, nella formidabile attività delle strette di mano, è peggio di un assessore lombardo); si analizza l’incontro con Alberto di Monaco a Londra il 10 marzo, durante un evento pubblico, nove giorni prima che questi annunciasse di essere positivo al Coronavirus. Ci si domanda perché il virus, assai poco elegantemente, abbia preferito Carlo, dato che a quell’incontro ufficiale c’erano pure il principe William e la consorte Kate, il principe Harry e la consorte Meghan il premier Boris Johnson e la fidanzata Carrie Symonds, il leader laburista Jeremy Corbyn e il ministro degli Esteri, Dominic Raab. Gli altri stanno tutti bene, Carlo ha il virus. Quando si dice la sfiga.
Ora, al di là del dramma che sta vivendo la casa reale nel non avere le idee chiarissime su chi debba prodursi nel marketing del presenzialismo pubblico (le gaffes invincibili di Filippo d’Edimburgo potrebbero creare più danni del Cofid, William e Kate hanno sempre qualcos’altro da fare); be’, il caso di Carlo è interessante. Antropologicamente interessante. Carlo, Charles Philip Arthur George Mountbatten-Windsor, classe ’48, vanta sette titoli nobiliari e decine di titoli militari, è erede al trono di almeno sedici stati sovrani. E, sul quel trono, è sempre in procinto di ascendere, ogni anno, almeno da una ventina d’anni. Eternamente in attesa del suo personale Godot -la corona, per l’appunto- Carlo è abituato ad una vita nel sussurro. La gente se lo ricorda per i due matrimoni con Diana e Camilla, per le partite di polo, per il sostegno agli allevatori di pecore inglesi e ai pescatori della foresta amazzonica e per qualche gaffe mai sublime come quelle del padre Filippo. Di solito, quando Carlo si impegna su qualcosa, gli esiti risultano -diciamo così- perfettibili. La vulgata narra che sia colpa del nome. Esisterebbe una superstizione secondo cui “Carlo” viene considerato, per i re britannici, un nome che porta iella. Carlo I di Inghilterra, infatti, fu decapitato nel 1649 in seguito all’instaurazione della Repubblica di Cromwell. Il figlio, Carlo II, salì al trono dopo 18 anni di esilio ma è ricordato con una pessima reputazione. Carlo III, invece, infine è passato alla storia come il pretendente al trono sconfitto nella battaglia di Culloden nel 1746. Si capirà che reiterare, per il proprio primogenito, un nome con questo popò di background potrebbe sembrare, come minimo, una cattiveria. Ed è per questo che, secondo i più informati, il suo primo atto dopo l’incoronazione sarà quello di ascendere al trono facendosi chiamare “Giorgio VII”. Sempre che, ovviamente, il destino non s’accanisca ancora e sul trono non si sieda direttamente il figlio Harry. Certo, il Coronavirus non aiuta…