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Francia? Da Napoleone a Sarkozy, quanti imbarazzi: rileggetevi la storia...

Francesco Carella
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Che la Francia di Emmanuel Macron, dopo avere accolto nel porto di Tolone la nave Ocean Wiking con 230 immigrati a bordo, decida di aprire un aspro conflitto con l'Italia dichiarando di considerare carta straccia gli accordi già firmati per accogliere 3500 migranti e che, inoltre, inviti i Paesi dell'Unione ad annullare il meccanismo di solidarietà europea non deve stupire più di tanto. Infatti, l'alta tensione che in queste ore sta segnando i rapporti fra Roma e Parigi riporta alla memoria altre drammatiche tenzoni che nel corso di oltre un secolo e mezzo di storia unitaria il nostro Paese ha dovuto affrontare con i vicini d'Oltralpe con al centro, il più delle volte, l'area del Mediterraneo.

A sfogliare l'album dei rapporti fra Italia e Francia vi è solo l'imbarazzo della scelta nel ricordare gli episodi più imbarazzanti e quasi sempre legati a ciò che è stato chiamato il "complesso della grandeur". Non si fece in tempo a proclamare la nascita del Regno d'Italia nel marzo 1861 che Napoleone III, dimenticando di averne agevolato la realizzazione negli anni precedenti, aprì una stagione d'intense polemiche per il semplice fatto che il giovane Stato si dimostrò fin da subito non disponibile a muoversi sullo scacchiere internazionale assecondando gli interessi della diplomazia parigina.

SCONTRO SULLA TUNISIA
Uno scontro durissimo si consumò nel 1881, quando l'Italia, forte anche di una presenza storica con una comunità di oltre ventimila connazionali, pensava di fare della Tunisia una propria colonia. Il governo italiano, però, non aveva fatto i conti con le mire espansionistiche della Francia in Nord Africa. In pochi mesi, la Tunisia divenne protettorato francese- operazione passata alla storia come "schiaffo di Tunisi" - e uno dei primi atti del governo francese fu quello di non riconoscere i diritti acquisiti nel tempo dalla comunità italiana.

L'anno dopo, anche in risposta a quanto accaduto sulla vicenda tunisina, il nostro Paese firma il Trattato della Triplice Alleanza con la Germania e l'Austria-Ungheria. I giornali parigini dell'epoca si riempiono di vignette in cui i nostri governanti vengono raffigurati come lustrascarpe impegnati alacremente a lucidare gli stivali del Cancelliere tedesco Otto von Bismarck. La situazione degenerò al punto da sfociare nel 1888 in una guerra doganale dagli effetti economici devastanti per l'agricoltura italiana, in particolar modo per quella meridionale.

Continuiamo a sfogliare il nostro album. Un vero e proprio "colpo di pugnale alla schiena" - come venne definito, questa volta a ragion veduta, dai giornali parigini - lo inferse l'Italia il 10 giugno 1940, quando dichiarò guerra a una Francia che aveva di fatto già capitolato sotto i colpi dell'esercito tedesco. Un'altra pagina da non dimenticare è quella che venne scritta nel 1969, quando Mu' ammar Gheddafi prese il potere in Libia con un colpo di Stato ed espulse tutti gli italiani, dopo averne confiscato i patrimoni.

ELIMINAZIONE DI GHEDDAFI
Ebbene, in quella occasione i primi aerei da combattimento furono forniti al Colonnello proprio dalla Francia. Salvo cambiare registro nel 2011, quando Nicolas Sarkozy avvia una guerra sciagurata che porta all'eliminazione di Gheddafi, aprendo, in tal modo, una lunga stagione di caos in Libia foriera di un'imponente accelerazione del traffico di esseri umani per mano di scafisti senza scrupoli. Eppure, ci furono anni in cui due grandi statisti, Alcide De Gasperi e Robert Schuman, s'impegnarono fortemente per porre le basi di una grande rivoluzione, non solo fra Italia e Francia, ma fra i Paesi del Vecchio Continente: si trattava del sogno di un'Europa unita. Sogno che sarebbe diventato realtà, come si legge nella "dichiarazione Schuman", a patto di non dimenticare che «l'Europa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto». Una dichiarazione che oggi andrebbe riletta nelle stanze dell'Eliseo.

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