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Gesù "era trans": da dove arriva l'ultima agghiacciante teoria

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Mauro Zanon
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«Gesù era un trans». È questa l'ultima teoria balzana su Gesù Cristo proveniente non da un circolo di fanatici militanti della causa Lgbtq, ma dal cuore dell'eccellenza accademica britannica: il prestigioso Trinity College, uno dei trentuno che costituiscono l'Università di Cambridge. Ad avanzare tale idea è un giovane ricercatore, Joshua Heath, che, facendo leva su tre quadri sulla Crocifissione risalenti al Medioevo e al Rinascimento, tra cui La Grande Pietà del francese Jean Malouel, ha affermato che il Cristo «aveva un corpo trans». Heath, che sta facendo il suo dottorato sotto la tutela dell'ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, ritiene che in tutte e tre le rappresentazioni la ferita laterale assomiglia a una vagina.

 

 

 

Davanti a un'assemblea composta da fedeli anglicani, ha sottolineato inoltre che nel Libro di preghiere di Bonne de Luxembourg, risalente al Quattordicesimo secolo, la ferita «assume un'apparenza risolutamente vaginale». Parlando di un corpo «simultaneamente maschile e femminile», Heath è convinto che «se il corpo di Cristo è, come queste opere suggeriscono, il corpo di tutti i corpi, allora il suo corpo è anche un corpo trans».

 

 

 

I fedeli presenti hanno manifestato il loro sdegno, gridando all'eresia e dicendosi «scioccati da questo sermone provocatore». Il decano del Trinity College, Michael Banner, ha invece espresso entusiasmo dinanzi al nuovo punto di vista sul Cristo, definendolo, oltre che «legittimo», utile a «riflettere sulle questioni relative ai trans di oggi». Uno dei portavoce del Trinity College, sulla scia di Banner, ha salutato il sermone di Heath, «che esplora la natura dell'arte religiosa con lo spirito di un'inchiesta accademica stimolante, in sintonia con il dibattito aperto e il dialogo dell'Università di Cambridge».

 

 

 

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