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Erdogan, il favore a Putin: un Corano bruciato per scacciare la Nato

Maurizio Stefanini
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«Chi ha autorizzato questa scandalosa manifestazione non si aspetti nessun tipo di sostegno per entrare nella Nato. Sappiano che hanno superato il limite disonorandoci con un colpo basso» ha detto Erdogan riferendosi ovviamente alla manifestazione di sabato scorso a Stoccolma durante la quale il danese Rasmus Paludan, leader del partito di destra Stram Kurs, ha bruciato il corano. «Se davvero credono di essere rispettosi delle libertà allora rispettino la fede dei musulmani, se non lo faranno non avranno mai il nostro sostegno a entrare nella Nato» ha aggiunto il presidente turco sbattendo di fatto la porta dell’Alleanza in faccia alla Svezia.

Nulla di definitivo ovviamente, la manifestazione è solo il pretesto che Erdogan aspettava per chiudere elettoralmente la questione, cioè per mostrare i muscoli ai suoi cittadini che a maggio si recheranno alle urne per confermargli o meno il mandato. La religione musulmana, di cui ogni tanto Erdogan si erge a incorruttibile paladino, è solo un pretesto, uno dei tanti, prima erano i curdi. La Finlandia, altra parte in causa nella faccenda, sostiene che i colloqui a questo punto dovrebbero essere sospesi e riprendere dopo le elezioni turche o comunque «dopo che le cose si saranno sistemate», ma il ministro degli Esteri Pekka Haavisto ha anche adombrato la possibilità che Helsinki vada avanti da sola senza la Svezia. Le dichiarazioni del ministro sembrano vagamente insofferenti nei confronti di Stoccolma che autorizzando la contestata manifestazione ha di fatto frenato quel processo tortuoso che sembrava quasi giunto a una conclusione.

 

 

 

DUBBI SVEDESI
A Bruxelles, cioè alla sede della Nato, qualcuno perfino si chiede se Stoccolma a questo punto voglia davvero entrare a far parte dell’Alleanza dalla quale per motivi politici (ovviamente di sinistra) in tutti questi anni ha sempre tenuto le distanze. Si dice che in fondo la Turchia ne è già parte da tanti anni e il minimo che ci si possa attendere da una recluta è il rispetto degli anziani. Ma se Erdogan interpreta l’autorizzazione a Paludan come un affronto all’islam e un colpo basso al suo Paese, per Stoccolma al contrario è un modo per mettere in chiaro che la vera anomalia della Nato è proprio la Turchia del sultano che con la sua politica dittatoriale e strafottente dimostra di non aver nulla da spartire con i valori che l’Alleanza rappresenta. La Nato nasce ovviamente come organizzazione di mutua difesa, quindi militare, ma fin dalla sua origine si contrappone ideologicamente al blocco di quei Paesi che non condividono gli ideali di democrazia, libertà e giustizia, e che anzi ideologicamente li contestano e li minacciano. Autorizzare la manifestazione di un esponente di de stra fa parte di quel patrimonio demo cratico e di libertà per cui l’Alleanza atlantica si batte. Questioni sulla quale la Svezia sembra non volere scendere a patti.

RAGION DI STATO
Ma la Nato non è appunto solo terra di ideali, ma anche e soprattutto di armi e confini geografici, e di equilibri strategici. Questo è il motivo per cui Washington non ha mai messo in discussione la presenza della Turchia nell’Alleanza nonostante le minacce alla Grecia, nonostante i curdi, la Siria, l’alleanza con Putin ecc. E di questo prezioso equilibrio Erdogan ha sempre approfittato, con l’interessato permesso degli Usa, tenendo costantemente i piedi in più scarpe possibili. Si veda il caso della guerra tra Russia e Ucraina: con la prima il sultano raddoppia gli affari, nonostante le sanzioni comminate dagli stessi Paesi aderenti alla Nato, alla seconda vende i suoi droni. E intanto si offre come il più credibile intermediario di pace tra le due parti. Lo stesso Erdogan sta facendo e farà con la Svezia. Al turco conviene tener duro fino alle elezioni, tanto più che gli vengono offerte occasioni ghiotte come quella di Paludan, e ottenere il più possibile dal sofferto sì all’entrata della Svezia (e della Finlandia) che arriverà sicuramente dopo ampie concessioni occidentali, secondo gli analisti del Pentagono la prossima estate. D’altronde non è quello che ha già fatto con i migranti usandoli come armadi ricatto finché non ha ricevuto aiuti miliardari dall’Europa?

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