Iran, l'errore fatale di Hezbollah: cos'ha portato alla guerra contro Teheran

di Daniel Mosserisabato 14 giugno 2025
Iran, l'errore fatale di Hezbollah: cos'ha portato alla guerra contro Teheran
3' di lettura

Distruggere le installazioni nucleari è importante, ma non basta. Nell’attacco aereo scatenato contro l’Iran venerdì prima dell’alba, Israele ha inferto una lunga serie di colpi mortali all’articolato sistema di sicurezza della Repubblica islamica eliminando i suoi più alti ufficiali. Ucciso Hossein Salami, il comandante dei Guardiani della Rivoluzione (i pasdaran), braccio militare degli ayatollah e una delle principali holding economiche del paese. Solo giovedì il generale Salami minacciava sfaceli contro Israele se avesse osato attaccare. Ucciso anche il generale Esmail Qaani, comandante della Forza Quds, unità d’élite dei pasdaran. Eliminato Mohammad Bagheri, dal 2016 capo di stato maggiore delle forze armate. E ancora, ucciso il generale Gholam Ali Rashid a capo del Khatam al-Anbiya, il quartier generale del comando dei combattenti unificato. Eliminato anche il contrammiraglio Ali Shamkhani, fra i massimi consiglieri militari della Guida Suprema Ali Khamenei. Sarebbero una trentina gli alti ufficiali uccisi dalla Israeli Air Force nell’ennesima dimostrazione di come Israele sa bene dove colpire ma sono stati eliminati anche sei scienziati responsabili del programma nucleare: Abdolhamid Minouchehr, Ahmadreza Zolfaghari, Amirhossein Feqhi, Motalleblizadeh, Mohammad Mehdi Tehranchi e Fereydoun Abbasi.

L’attacco, annunciato a giorni alterni dalla stampa Usa, ha messo in luce tutte le debolezze della Repubblica islamica lasciando Israele, che aspetta ancora una reazione iraniana commisurata al tono degli anatemi lanciati ieri da Teheran contro “il regime sionista”, in una posizione più forte. Lo spiega Emanuele Ottolenghi, senior advisor della società per la mitigazione del rischio terrorismo 240 Analytics. Per Ottolenghi l’attacco di ieri riportando indietro di decenni la rete di alleanze che gli ayatollah avevano costruito nel tentativo di accerchiare, attaccare e mettere in ginocchio l’odiato stato ebraico. In primo luogo è caduta Hezbollah, l’agguerrita milizia libanese che con il suo arsenale infinito di missili non si limitava a tenere il Libano ancorato all’asse sciita ma rappresentava la prima linea di difesa della stessa rete di impianti nucleari dell’ex Persia. Ferita a morte Hezbollah, per Israele attaccare il nucleare iraniano era solo questione di tempo. Gli ayatollah hanno poi commesso l’errore di non aver coordinato bene gli attacchi di Hamas con quelli di Hezbollah dando tempo a Israele di spostare più divisioni verso sud per difendersi dal gruppo terrorista gazawi mentre Joe Biden inviava unità navali a stelle e strisce nel Mediterraneo. E dopo il crollo del regime siriano, cruciale per la proiezione dell’Iran verso ovest, Donald Trump ha condizionato la fine delle sanzioni contro la Siria all’ingresso della stessa nel circuito degli Accordi di Abramo. Una cornice di accordi oggi congelata ma intatta; nessuno dei paesi arabi con cui Israele aveva rapporti diplomatici alla vigilia del 7 ottobre li ha interrotti.

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Una partita ancora aperta, aggiunge Ottolenghi, ma su questo fronte le aspettative dei nemici di Israele sono state disattese. Anziché rafforzarsi, “l’Asse della Resistenza” si è sbriciolato: in Libano e in Siria i nuovi regimi hanno preso le distanze da Teheran. E l’Iran, che ha attaccato due volte Israele nel 2024 ricavandone un contrattacco che ha distrutto la contraerea nazionale, si è dimostrato una volta ancora vulnerabile e penetrato dai servizi israeliani. Non è escluso che lo stesso Khamenei possa essere ucciso se l’Iran replicherà con forza. Altro obiettivo fallito: Teheran e i suoi alleati puntavano a una mobilitazione internazionale contro Israele, come avvenne per esempio durante la guerra in Libano nel 2006, durata 34 giorni. La mobilitazione c’è stata ma i suoi effetti no; e Israele martella Hamas da 20 mesi godendo di una libertà di azione sconosciuta in passato e utile a raggiungere obiettivi di durata.

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