«E sfortunatamente, quando guardo l’Europa di oggi, a volte non è così chiaro cosa sia successo ad alcuni dei vincitori della guerra fredda». Ricordate questo passaggio del famoso discorso di Vance a Monaco? Quello in cui parlava di minaccia interna e spiegava i motivi per cui l’Europa si sta ritirando in modo preoccupante «da alcuni dei suoi valori più fondamentali». E appunto cosa sta succedendo a quei Paesi che hanno combattuto per «la libertà di sorprendere, di sbagliare, di inventare, di costruire»? Tra questi c’è anche la Gran Bretagna che ancora una volta in questi giorni sta dando ragione al vicepresidente americano con una vicenda esemplare, quella di Courtney Wright, la ragazzina di 12 anni che perla “giornata della celebrazione delle culture” si è presentata a scuola vestita della Union Jack, cioè della bandiera nazionale, e che per tale motivo è stata cacciata di classe e le è stato impedito di tenere il discorso che aveva preparato.
In occasione di tale evento ai ragazzi viene chiesto di indossare abiti o portare simboli rappresentativi della propria cultura di appartenenza al fine di promuovere il dialogo tra differenti background e rafforzare il senso di comunità all’interno dell’istituto scolastico, ma evidentemente questo vale per tutte le culture che l’Inghilterra ospita ma non per la propria. Alcuni docenti della scuola hanno infatti giudicato l’iniziativa della ragazzina come divisiva, un provocatorio quanto inopportuno moto di orgoglio nazionale in un contesto multiculturale. Pensate quale affronto, nel discorso che aveva preparato Courtney avrebbe voluto parlare di tè, della famiglia reale, di fish and chips, di castelli e Shakespeare. «Penso che la cultura debba essere per tutti, non solo per le persone di altri paesi o background. Essere britannici è ancora una cultura, e anche questo è importante. Fa parte di ciò che sono. Quindi celebriamo tutte le culture, sia che vengano da lontano o che vengano proprio qui a casa», avrebbe detto al termine se solo quegli illuminati professori multiculturali non avessero letto il discorso prima e non l’avessero stracciato inorriditi.
La vicenda, dal villaggio di Bilton nel Warwickshire, la contea di Rugby, è finita al governo di Londra dove hanno pensato bene di richiamare tutte le scuole al rispetto delle libertà individuali e hanno espresso solidarietà alla ragazza sottolineando che «nessuno studente dovrebbe sentirsi in imbarazzo o ostracizzato per aver espresso, nel rispetto delle regole, la propria identità nazionale». La scuola ha di conseguenza chiesto scusa a Courtney reintegrandola, ma il problema rimane ed è grave. L’episodio infatti non nasce dal nulla, ma da una società occidentale che, come ha detto Vance, in nome del multiculturalismo sta abdicando ai principi sui quali è fondata e che si sta velocemente estinguendo. Anche l’estensione del diritto di voto ai sedicenni decisa ieri dal governo laburista va nella stessa direzione, accelerando di fatto tale processo.
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Non bastava rifiutarsi di indossare la fascia tricolore al momento della proclamazione a sindaca di Merano. Katharina Ze...«Penso che sia davvero importante che i ragazzi di 16 e 17 anni abbiano il diritto di voto, perché sono abbastanza grandi per andare a lavorare, sono abbastanza grandi per pagare le tasse, e quindi dovrebbero avere l'opportunità di dire come vogliono che vengano spesi i loro soldi, e in che direzione dovrebbe andare il governo» ha detto il premier Starmer che da una parte incoraggia il lavoro minorile, che è per lo più appannaggio di immigrati, e dall’altra aumenta considerevomente l’incidenza del voto di elettori “multiculturali” su quello nazionale. Secondo i dati più recenti infatti 4 bambini su 10 sono nati da genitori stranieri, il 30% da madri nate fuori dal Regno Unito.
