La guerra fra Russia e Ucraina dura ormai da tre anni e mezzo, da quel febbraio 2022 che ha segnato una svolta nella storia dei conflitti. Per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale sul suolo europeo si è combattuta, e si combatte ancora, una guerra ad alta intensità e di lunga durata che ha riportato all’attenzione degli stati maggiori l’importanza del numero di uomini e mezzi, nonché dei rispettivi rincalzi, date le enormi perdite e il veloce consumo di materiali e munizioni. Il contrario di quanto si erano preparati a fare gli eserciti occidentali nei trent’anni successivi alla Guerra Fredda, quando sembrava che le forze armate dovessero ridursi ad agili corpi di spedizione destinati solo a interventi di polizia internazionale e lotta al terrorismo.
La guerra d'Ucraina ha segnato il ritorno della guerra di massa “classica” perfino con echi della Prima Guerra Mondiale, quando, fra il 1914 e il 1918, le avanzate e ritirate si limitavano, salvo eccezioni, a una manciata di chilometri, se non di metri. La tecnologia di oggi s’è inserita in un contesto tattico e strategico d’altri tempi, dando così origine a combinazioni del tutto originali di vecchio e nuovo. A riprova che l’eterno fenomeno “guerra”, nella storia dell'umanità, è sempre il solito misterioso camaleonte.
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Dati per antiquati negli anni scorsi, i carri armati veri e propri, ossia i carri medi e pesanti ben distinti dai cingolati da fanteria, hanno trovato nel conflitto la loro riscossa, venendo utilizzati sia dai russi sia dagli ucraini come mezzo di appoggio imprescindibile per le rispettive fanterie. Archiviate le gravi perdite dei primi mesi di guerra, quando nella primavera 2022 l’esercito russo tentava di avanzare su Kiev con lunghissime e vulnerabili colonne, si è capito che l’impiego ottimale del carro era di operare insieme alla fanteria e alle proprie unità di droni e di aerei, in modo da usufruire del loro appoggio. Per difendersi meglio dai droni tattici nemici, soprattutto le cosiddette “munizioni circuitanti”, i carristi russi hanno applicato sopra la torretta dei loro carri T-72 e T-90 protezioni in tubolari d'acciaio e reticolati, sorta di “gabbie”, arrivando in alcuni casi a ricoprire l’intero mezzo, compreso lo scafo, con una specie di “tettoia”.
I russi hanno imparato a sfruttare i carri nelle circospette avanzate durante le difficili battaglie urbane di Bakhmut nel maggio 2023, Avdiivka nel febbraio 2024 e Vulhedar nel settembre 2024. Ed è prevedibile saranno fondamentali anche se nella seconda metà del 2025 si tentasse la spallata definitiva per prendere la nevralgica Pokrovsk. Protezioni aggiuntive sulla torretta aumentano la loro sicurezza da colpi sferrati dai piani superiori degli edifici. In più i carri russi sono già di per sé più piccoli di quelli occidentali, in modo da sfruttare meglio la copertura del terreno, della vegetazione e degli edifici. La mobilitazione industriale russa, nonostante le sanzioni, ha permesso di imbastire una produzione di nuovi carri, pur rimasta sulle versioni del T-90, arrivata pare a 1.200 unità all'anno. Il nuovo e sofisticato T-14 Armata, con torretta interamente automatica ed equipaggio arroccato nello scafo, viene invece tenuto di riserva per l'eventualità di uno scontro diretto con l’Occidente.
Gli ucraini hanno invece sfruttato i carri ricevuti dall'Occidente, specie i tedeschi Leopard 2 e gli americani M-1 Abrams, che essendo però più ingombranti e pesanti dei carri russi hanno talvolta faticato a muoversi sul soffice terreno delle pianure ucraine. I russi hanno poi fatto ricorso alle trincee e ai fossati anticarro, preceduti da fasce di terreno minato, che finora hanno protetto le loro conquiste. Roba da Prima Guerra Mondiale che segna il ritorno, almeno temporaneo, alla superiorità della difesa sull’offesa, quando il divario fra le due non è molto alto. I mercenari della compagnia Wagner già dal settembre 2022 avevano tracciato la Linea Wagner, cresciuta da iniziali 2 km presso Gorskoye, in Donbass, a 30 km in novembre. Una linea trincerata con migliaia di piramidi di cemento, ovvero “denti di drago”, come ostacoli anticarro.
La Linea Wagner ha anticipato la più elaborata Linea Surovikin, così battezzata dal generale Sergej Surovikin. Si è concretizzata come un sistema di oltre 130 km che dal confine russo a Svatove-Kakhovka-Nova Kakhovka fa da scudo ai tentativi di riconquista ucraini. È costituita da tre linee trincerate integrate da campi minati e ostacoli anticarro. Da simili capisaldi l’esercito russo ha potuto ripartire nel 2023-2024 per le nuove offensive che ormai gli hanno permesso di conquistare fino al 20% dell'Ucraina. Anche gli ucraini hanno fortificato molti settori del fronte, come la critica Pokrovsk, facendo ampio uso di campi minati, anche per sopperire alla mancanza di adeguati rinforzi. In generale il ritorno della guerra di trincea in Ucraina è stato condizionato dalle tecnologie moderne specie sotto il lato dei piccoli droni quadricottero utilizzati per monitorare le difese e perfino infilarsi nei bunker nemici fino ad esplodere. Oltre all'ampio uso di sensori laser peril puntamento e infrarossi per il rilevamento.
DRONI
Concettualmente i droni, in quanto velivoli senza equipaggio, esistono da decenni, dato che anche un banale missile è, per certi aspetti, un velivolo senza pilota. L’Ucraina s’è però confermata il laboratorio della guerra di massa di droni nell’accezione moderna, soprattutto come ordigni che possono attuare massicce ondate di incursioni aeree in modo molto più economico degli aeroplani e col vantaggio di distrarre e saturare le difese antiaeree e antimissile, che possono essere così in parte eluse dai veri e propri missili. L’Ucraina ha puntato moltissimo sui droni soprattutto per la loro economicità, producendone vari modelli in grado di bombardare obbiettivi all’interno della Russia, anche fino a Mosca e oltre, arrivando persino a colpire basi strategiche dei grandi bombardieri Tupolev.
Fra gli esempi, l'UJ-26 Bober (“castoro”) dell'azienda Ukrjet di Kiev, operativo dal 2023. Con apertura alare di 2,5 metri, è lungo 2,5 metri e pesa 150 kg, con 20 kg di testata esplosiva. Ha velocità massima di 200 km/h e raggio d'azione di 800 km. Ogni Bober costa però 100.000 dollari. C’è poi l’AQ-400 Kosa (“falce”), che costa solo 30.000 dollari a esemplare, costruito in legno e con gittata di 750 km e carico di 32 kg di esplosivo. Ci sono poi i droni-missile Palyantsiya e Peklo, con motore a reazione, di fatto dei piccoli missili da crociera.
Kiev s’è fatta onore anche sul mare, col drone acquatico Magura V-5, in sostanza un piccolo motoscafo telecomandato, con autonomia di 800 km che sul Mar Nero è riuscito ad affondare o danneggiare varie navi russe, oltre a colpire i pilastri del ponte di Kerc. Alcuni Magura sono stati dotati anche di missili antiaerei e in almeno due occasioni, a dicembre 2024 e maggio 2025, essi hanno abbattuto un elicottero russo Mil Mi-8 e un caccia Sukhoi Su-30, primi droni marittimi della storia ad aver sconfitto dei velivoli. I russi hanno sopperito puntando sull’importazione del drone iraniano Shahed 136, da essi battezzato Geran, che a un certo punto, dal 2023, è stato anche prodotto su licenza in un’apposita fabbrica ad Alabuga, nel Tatarstan. Lungo 3,5 m e dall’apertura alare di 2,5 m, fa 200 km/h e può volare per 2500 km con una testata da 52 kg oppure 1.000 km con testata da ben 90 kg. I russi spesso li lanciano da speciali camion il cui cassone ribaltabile ne contiene cinque incastellati per volta. I russi hanno portato la loro produzione su licenza degli Shahed a oltre 6000 unità all’anno, il che, unito ad altri droni di origine nazionale, ha consentito loro, dall'estate 2025 di poter superare spesso il numero di 400 droni lanciati in una sola notte su obbiettivi ucraini.
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L’impiego militare di veicoli leggeri a due ruote, come biciclette e motociclette, in funzione della loro agilità nello sgusciare fra alberi ed edifici, rimonta almeno alla Prima Guerra Mondiale, quando, ad esempio, ne erano dotati i Bersaglieri italiani. Ma in forme tecnicamente aggiornate è riemerso con prepotenza nel conflitto ucraino, nelle zone più impervie del fronte, in genere boscose e lontane dai campi aperti, per offrire un bersaglio più difficile al nemico e specialmente ai droni-kamikaze.
Fin dai primi mesi del conflitto, fra primavera ed estate del 2022, sono stati gli ucraini per primi a puntare molto su simili veicoli, specialmente le biciclette elettriche, per organizzare gruppi d’assalto e ricognizione estremamente silenziosi a ridosso delle linee russe. I ciclisti-soldati ucraini possono appostarsi in agguato contro i russi e poi svignarsela, contando sul fatto che un uomo in bici è un bersaglio piccolo e, non avendo motore termico, non lascia tracce all’infrarosso.
La fabbrica ucraina di biciclette Eleek di Ternopil ha sviluppato per l’esercito la bici Atom con batterie al litio, ruote fuoristrada tipo mountain bike e motore elettrico da 3 KW. Pesa 70 kg, porta un carico di 150 kg, oppure due persone, e le batterie durano per 150 km. La velocità massima è di 90 km/h su strada. La batteria ha una presa da 220 V con cui i soldati possono ricaricare smartphone e antenne-modem per collegarsi a Internet. Gli ucraini hanno ricevuto anche bici elettriche americane Delfast prodotte a Whittier, in California. I russi, dopo sperimentazioni nel 2023 sul fronte del Donbass, hanno deciso di approntare una vera armata di fanti in motocicletta, optando per più tradizionali ed economici veicoli a benzina, ordinandone nel 2024 ben 40.000 alla Cina, di cui 20.000 già consegnate. Nel 2024 molti nuclei di fanti in motociclo si sono visti in appoggio ai carri armati nei settori di Siversk e Kurakhove.
Per il 2025 si prevedono ordinativi per 120.000 moto che però potrebbero salire a ben 200.000, soprattutto del tipo Guangzhou Fekon, anche se molti motocicli russi sarebbero ancora quelli nazionali della casa Ural. Il loro impiego sta crescendo attorno a Pokrovsk, per attacchi mordi e fuggi contro le prime linee ucraine, in cui ogni moto trasporta un pilota e, dietro di lui sulla sella, un tiratore armato di fucile.
MUNIZIONI E SCORTE
Fin dall’inizio del conflitto una delle grandi lezioni è stata l'importanza di disporre di scorte adeguate di munizioni d’artiglieria e missili. E gli Stati occidentali stanno solo ora correndo ai ripari, essendosi accorti che la Russia è riuscita a dal 2022 al 2025 ad aumentare di ben 20 volte la produzione di granate d’artiglieria, soprattutto del calibro standard russo ed ex-sovietico da 152 mm. Si parla di una produzione che ha raggiunto i 3 milioni di proiettili all’anno, circa 250.000 al mese, ovvero il triplo di tutta la produzione sommata degli Stati Uniti e degli altri alleati della Nato. In parte ciò è stato favorito anche dal minor costo unitario delle munizioni in Russia rispetto ai Paesi occidentali, per varie ragioni economiche legate a valuta, materiali e manodopera. Una munizione russa da 152 mm costa circa 1000 dollari, mentre una granata americana o europea del calibro standard Nato 155 mm, costa circa 3.000-4.000 dollari, ma è arrivata anche a 8.000. Il divario di costo è simile anche se, al posto delle granate “stupide”, si considerano le granate guidate speciali, dotate di alette estensibili e guida satellitare GPS o Glonass. Le russe Krasnopol 152 mm costano fra 37.000 e 40.000 dollari l’una, mentre per produrre la corrispondente statunitense Excalibur 155 mm si superano i 112.000 dollari!
L’Ucraina, che ha dovuto far fronte all’invasione russa dapprima con artiglieria di calibro ex-sovietico da 152 mm per poi ripiegare sempre più sui pezzi e relative munizioni da 155 mm, ha visto sommati i problemi di inferiore afflusso di munizioni con la complicazione logistica di gestione di diversi calibri. I bassi volumi produttivi occidentali si sono fatti sentire anche in altre categorie di armamenti, come i missili da crociera anglo-francesi SCALP/Storm Shadow, armi di per sé potenti, con gittata di 550 km e testata da 450 kg, su un peso totale di 1300 kg dell’ordigno, sganciabili da vari tipi di aerei fra cui i vecchi Sukhoi Su-24 dell'aviazione di Kiev. Apparsi fin dal 2003, la loro produzione di serie è cessata nel 2010 e gli esemplari forniti all'Ucraina sono stati prelevati dagli arsenali di Gran Bretagna, Francia e Italia in numero non precisato ma limitato a poche decine, consegnate a partire dal 2023, anche perché costano ben 2,5 milioni di dollari l'uno. Per mutare le sorti di un conflitto di così ampia durata, gli SCALP/Storm Shadow dovrebbero essere lanciati in ragione di decine alla settimana battendo le retrovie russe.
Proprio pochi giorni fa, il 10 luglio 2025, il consorzio missilistico europeo MBDA ha annunciato la decisione di riavviare dopo 15 anni la produzione del missile. Alla luce degli insegnamenti venuti dalle pianure ucraine, è l’ennesimo tentativo dell’Occidente di rimettersi in pari con la Russia dopo aver per decenni fatto finta, per pie illusioni, che la guerra, quella “vera”, ampia, lunga, incerta e basata sulle grandi quantità e sulle ingenti perdite, non esistesse più.