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Vaccino, Von der Leyen sotto accusa: "Cosa nasconde su Pfizer"

Ursula von der Leyen

Carlo Nicolato
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Stato dell'Unione, parla la Von der Leyen. E dirà tante cose, dell'Ucraina, della crisi energetica, dei progetti green, ma non dirà nulla di quel contratto stipulato con la Pfizer del quale da un anno varie altre istituzioni europee hanno chiesto inutilmente chiarimenti. Per ultima la Corte dei Conti che lunedì ha pubblicato una relazione dettagliata sulla vicenda accusando la Commissione di rifiutarsi di rivelare qualsiasi dettaglio del ruolo personale della presidente nei colloqui che hanno portato alla conclusione dello stesso. Tenendo conto che lo scorso anno era stato l'ombudsman ha chiedere chiarezza su quei famosi sms che la Von der Leyen si era scambiata l'amministratore delegato di Pfizer per l'acquisto dei vaccini senza ricevere alcuna risposta, la vicenda comincia a farsi davvero troppo torbida.

Dando l'impressione quantomeno che la Commissione in carica agisca un po' troppo spesso in una zona grigia senza nemmeno preoccuparsi delle regole che essa stessa si è data. Il controllo della Corte ha rilevato infatti che mentre per per tutti gli altri vaccini, per i quali è stato concluso un contratto, un team congiunto composto da funzionari della Commissione e sette Paesi membri ha condotto colloqui esplorativi per poi portare i risultati a un comitato direttivo composto da rappresentanti di tutti i 27 Stati membri, per quello della Pfizer, cioè per il contratto più oneroso firmato dalla Ue (1,8 miliardi di dosi per 35 miliardi di euro), tutto questo non è valso.

 

 

TUTTO IN SEGRETO - Ci ha pensato Ursula a condurre segretamente buona parte della trattativa utilizzando perfino una serie di sms che sono misteriosamente spariti.
Perché? Chiede inutilmente la Corte che ha sede in Lussemburgo. Sembra peraltro che quegli sms fossero stati originariamente "non archiviati" in quanto ritenuti non importanti ma certamente non avrebbero dovuto essere cancellati, come sembra sia successo prima che la mediatrice europea Emily O' Reilly, cioè l'attuale ombudsman, ne chiedesse ufficialmente chiarimento. Di tale vicenda si era iniziato a parlare nell'aprile dello scorso anno quando il New York Times aveva per primo parlato di quello strano scambio di messaggi di testo tra la Von der Leyen e l'amministratore delegato della casa farmaceutica americana Albert Bourla. La cosa era piuttosto sospetta, specie perché la Von der Leyen era già stata protagonista in patria, quando era ministro della Difesa, di uno scandalo in cui al centro della questione c'erano altri sms che avrebbero potuto far chiarezza su alcune forniture militari poco chiare, ma che erano misteriosamente spariti.

 

 

TROPPI SILENZI - In seguito alla richiesta del giornalista tedesco Alexander Fanta la ombudsman aveva quindi chiesto lumi alla Commissione sottolineando che i funzionari preposti sono tenuti a dare una spiegazione «sulla conservazione dei registri dei messaggi di testo», specie su una questione tanto onerosa e importante. Le risposte evasive della Commissione avevano provocato a sua volta un comunicato piccato della O' Reilly che chiedeva di nuovo ai funzionari di tirare fuori quei benedetti messaggi. Tutto inutile. L'alto funzionario sanitario della Commissione che ha contribuito a guidare i negoziati Sandra Gallina ha detto che non c'è nulla di strano in quel contratto, «è stato negoziato come tutti gli altri contratti». «C'è stata, forse, una pre-negoziazione diversa» ha infine aggiunto. Ma secondo la Corte è proprio quella «pre-negoziazione» a fare la differenza: «Gli aspetti chiave dei contratti sono stati concordati in modo informale. Fu solo alla conclusione di tale accordo informale che il processo formale poté proseguire. Era davvero essenziale per le trattative» ha detto a Politico.eu un revisore che ha partecipato all'indagine della Corte. Il problema è che il tribunale non può costringere la Commissione a rilasciare le informazioni mancanti. Nemmeno il Parlamento può farlo, ma può esprimere, per quel che vale, il suo biasimo. A meno che non sia lo stesso Bourla di Pfizer a rivelare qualcosa il prossimo mese quando è atteso proprio in Parlamento davanti al panel che si occupa del Covid. Alcuni deputati hanno promesso che ci proveranno.

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