Almasri, il costituzionalista: "Solo Meloni archiviata? Vedo una decisione politica"

di Alessandro Gonzatomartedì 5 agosto 2025
Almasri, il costituzionalista: "Solo Meloni archiviata? Vedo una decisione politica"
3' di lettura

Mario Esposito, professore di Diritto Costituzionale a Unipegaso e docente alla Luiss, commenta a Libero la chiusura delle indagini sul caso del generale libico Almasri, accusato di crimini di guerra, prima arrestato, poi rilasciato e rimpatriato dalle autorità italiane a gennaio. In precedenza Almasri aveva soggiornato per dodici giorni tra Regno Unito, Belgio e Germania.

Professore, com’è possibile che per gli stessi capi d’imputazione – falso e peculato – la posizione di Giorgia Meloni sia stata archiviata mentre i ministri Piantedosi, Nordio e il sottosegretario Mantovano rischiano il processo?
«Condivido il dubbio. Ho appena letto l’esiguo provvedimento del Tribunale dei ministri di Roma e rilevo una serie di punti che confermano le perplessità che ho avuto fin da subito. Se il governo ha una colpa, glielo dico apertamente, è quella dell’eccesso di buona fede: poteva invocare immeditamente il segreto di Stato e la partita si sarebbe chiusa lì. Tornando alla vicenda giudiziaria, mi pare chiaro che qualcuno abbia una finalità diversa, più politica che tecnico-giudiziaria».

Cosa intende?
«Paradossalmente la premier sarebbe stata messa meno in difficoltà se non avessero archiviato la sua posizione: forse c’è a chi non dispiace una spaccatura nell’esecutivo, diciamo così».

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Veniamo ai punti del provvedimento che non la convincono.
«Innanzitutto in modo quasi imbarazzato si fa riferimento alle informazioni sommarie del prefetto Giovanni Caravelli al quale si dà credito – ed era difficile non farlo – sul fatto che il presidente del Consiglio fosse informato della vicenda; però poi viene messo in dubbio che sulla scorta delle stesse informazioni fornite da Mantovano la premier fosse d’accordo: capiamoci, se era stata messa al corrente di tutto e non c’è stato un provvedimento contrario, è alquanto difficile affermare che la Meloni non sapesse né condividesse l’operato del suo stesso governo. Peraltro, se vogliamo ritornare strettamente alla legge, in base all’articolo 95 il presidente del Consiglio è responsabile dell’operato dell’esecutivo».

Qual è la seconda perplessità?
«Eh, qui si cela quasi un aspetto confessorio della natura politica del provvedimento».

Si spieghi.
«C’è scritto che non bastano nemmeno le dichiarazioni della Meloni rilasciate alla Rai dopo aver ricevuto l’avviso di inizio indagini perché, dice sempre il testo, configurano un’assunzione di responsabilità politica e non penale. Delle due l’una: se stiamo parlando di responsabilità politica – e a mio giudizio è così – e vale per la premier, deve valere pure per gli altri. Mi pare che quantomeno si imponga qualche riflessione...».

Diceva che i punti che non la convincono sono tre...
«Nel provvedimento c’è scritto che gli elementi indiziali sono tali da non ritenere che ci sia bisogno di procedere. Da costituzionalista,tanto più nella scarsità di riferimenti alle condotte contestate- mi pare implausibile affermare ad un tempo che ci sia prova dell’informazione data al presidente ma non della sua condivisione. In realtà dal momento che è stata informata e che non ha assunto alcuna diversa determinazione, la questione rientra totalmente e senza residui nell’ambito dell’esercizio del potere politico e della correlativa responsabilità. Insomma, una fattispecie non frazionabile, che rientra nella politica generale del governo ai sensi dell’art. 95 della Costituzione».

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Ora qual è l’iter?
«Prima di tutto va chiarito che l’archiviazione non è impugnabile. Se invece, nei confronti degli altri, il collegio ritiene che si debba procedere la palla passa alla Camera e al Senato per la richiesta d’autorizzazione a procedere».

Che tempistica prevede?
«Teoricamente sarà piuttosto veloce, entro 90 giorni per l’eventuale richiesta. A differenza delle indagini che, stranamente, sono state piuttosto lunghe».

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