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Monti si condanna da solo:"Abbiamo chiesto sforzi penosi"

Si boccia ma non molla. "Non abbasso le tasse". Sul ddl corruzione: "Presto sarà legge". Mentre lui parla scontri tra polizia e centri sociali

Andrea Tempestini
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  "Abbiamo chiesto all'Italia sforzi penosi". La firma in calce alla frase che suona quasi come un'autocondanna è quella di Mario Monti. Il premier si è recato alla Repubblica delle idee, la festa del quotidiano della premiata ditta De Benedetti-Scalfari-Mauro, l'evento con cui di fatto viene sdoganato il listone-Saviano con cui il giornale vuole sbancare in politica. Dopo l'ammissione di colpa, la brutta notizia: "Non sono in grado di promettere una riduzione delle tasse a breve". L'incontro al Teatro Arena del Sole di Bologna era blindatissimo. Vie bloccate e tafferugli nei dintorni, con i manifestanti (centri sociali, collettivi studenteschi, No Tav e diverse altre sigle) travestiti da Lupin che giuravano: "Raggiungeremo il teatro". Nel corso degli scontri sono rimasti feriti 10 poliziotti e quattro carabinieri. "Azione penosa" - Monti, dopo aver alzato bandiera bianca nella mattinata di sabato spiegando che "l'Italia è ancora in crisi", bolla la sua azione di governo come "penosa", "penosi" gli sforzi chiesti agli italiani, ma giustificati dal fatto che, a suo parere, "ce la faremo, ce la stiamo facendo, ce la faremo da soli e non sotto il tallone di una troika". Parole che stridono con quelle pronunciate poche ore prima in cui il premier, senza giri di parole, spiegava come il Belpaese stia arrancando. All'inizio del suo intervento, Monti ha sottolineato: "La Merkel dice che l'Italia ce la fa, ma l'Italia ce la fa non perché lo dice la Merkel". E ancora: "Sono ottimista sul futuro dell'Italia, ma sarei pessimista se la struttura europea dovesse dissolversi". "Non chiedermo soldi a nessuno" - Sugli equilibri poltici continentali, Monti ha lanciato un messaggio alla Germania, spiegando che "faccio tutto quello che posso per spiegare al cancelliere Angela Merkel, ed anche agli altri governanti europei, che un paese, indipendentemente dalla sua latitudine, che ha un alto debito pubblico ed è a favore delle maggiori politiche Ue per la crescita, non necessariamente aspira a soldi dalla Germania". Il premier ci ha tenuto a chiarirlo e a ribadirlo: "E' chiaro che non chiederemo soldi a nessuno". "La Grecia resti nella Ue" - Poi una battuta sul voto in Grecia di domenica 17 giugno: "Dalle elezioni mi aspetto che ci sia un voto favorevole al solido rapporto tra Grecia e Unione europea, e favorevole alla permanenza della Grecia nell'Eurozona". Sul tavolo, ha ricordato il professore, c'è l'ipotesi di "rinegoziare condizioni più morbide, cosa che sembrerebbe di buon senso, ma questo già agita un po' gli spiriti di Portogallo e Iralnda, che si chiedono perché loro sì e noi no. Non sto dicendo che l'Europa dovrebbe cedere - ha proseguito il premier -, ma c'è una trasformazione della società greca anche se imperfetta che normalmente richiederebbe una generazione. Da questo traggo la convinzione che l'Europa è uno straordinario trasformatore in meglio dei popoli e degli stati".   Corruzione ed esodati - Per quel che riguarda l'agenda di governo, il presidente del Consiglio ha assicurato che  "il ddl corruzione diventerà legge", anche perché "i disegni di legge si fanno perché diventino legge". Quindi sugli esodati, Monti ha dichiarato: "Sento dentro di me l'impegno a fare una ricognizione realistica del numero degli esodati e a prendere provvedimenti conseguenti, tenuto conto che non tutti si trovano in questa situazione. E' la cosa che ha messo più in difficoltà il governo", ha ammesso il premier.   Responsabilità del passato - Quindi il solito ritornello snocciolato da Monti sulle responsabilità del passato: "La difficoltà del futuro dell'Italia è che l'Italia, nel passato, ha pensato molto poco al suo futuro. Per molti anni la mente è stata concentrata sulle dispute quotidiane, sono mancate le politiche orientate al futuro, perché l'attenzione è stata quasi esclusivamente rivolta a gestire l'emergenza. Quando abbiamo guardato avanti - ha proseguito il premier - è stata spesso l'Europa a chiedercelo. Per questo, come presidente del Consiglio, continuo a impegnarmi perché l'Europa si affermi di più. L'Italia ha bisogno dell'Europa".  

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