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Giustizia, se sei rom e uccidi hai diritto alle attenuanti

Remi Nikolic, il rom che nel 2012 uccise il vigile Nicolò Savarino a Milano

Ammazzò un vigile a Milano, i giudici: è cresciuto in ambienti difficili. Pena scontata, e ora faranno lo stesso col picconatore

Giulio Bucchi
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  di Mario Giordano Sei uno sbandato? Attenuante generica. Vivi in una famiglia di ladri? Attenuante generica. Rubi? Attenuante generica. L'unica scuola che conosci è quella del crimine? Attenuante generica. Il tribunale di Milano ci ha finalmente chiarito la sua visione del mondo: il delinquentello che vive ai margini della società va capito e aiutato, il cittadino  normale che ogni mattina timbra il cartellino e lavora tutto il giorno, senza rubare, per dire, nemmeno un portafogli, al contrario va trattato con massima severità.  Vi pare strano? Invece è proprio così, parola di giudice: una vita vissuta negli illeciti è un'attenuante generica. Una vita vissuta nel rispetto delle legge,  di conseguenza, diventa un'aggravante specifica. Ma come? Vi presentate al giorno d'oggi senza aver mai borseggiato una vecchietta? Senza nemmeno un po' di spaccio? Senza aver massacrato di botte qualcuno? Come vi permettete? Sembra un paradosso, invece è una sentenza: ricordate il vigile di Milano ucciso nel gennaio 2012? Stava facendo normali controlli alla Bovisa quando venne travolto da un Suv che lo trascinò per 200 metri, avanti e indietro con gli pneumatici da neve sul cadavere, senza nessuna pietà. Alla guida c'era un rom, Remi Nikolic, allora diciassettenne, che fuggì a tutto gas, facendo  perdere le sue tracce: lo trovarono in Ungheria tre giorni dopo. Mai dato segno di rimorso, mai dato segno di pentimento. Anzi: i giudici sottolineano  che è  sempre stato «freddo, reticente e mendace». Però poverino è cresciuto in un campo rom, «in un contesto familiare caratterizzato dalla commissione di illeciti» e dalla «totale assenza di scolarizzazione». Dunque, poche storie: merita le attenuanti generiche. Ergastolo (come meriterebbe)? Macché. 26 anni (come aveva chiesto il pm)? Neppure. E allora? 15 anni. Proprio così: 15 anni. Ridurre un vigile a una polpetta passandogli e ripassandogli sopra con l'auto merita una condanna che, considerati i permessi premio, la buona condotta, varie ed eventuali, fra qualche anno lo porterà a girare di nuovo liberamente per la città. Magari alla guida di un Suv. Leggi il commento integrale di Mario Giordano su Libero in edicola oggi, venerdì 17 maggio    

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