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Segregate e picchiate, tre donne cinesi fuggono nude dal balcone

Le giovani sequestrate sono riuscite a liberarsi buttandosi dalla finestra

Eliana Giusto
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Completamente nude, con segni di legacci su polsi e caviglie. Sono apparse così in via Mac Mahon, dal nulla, tre ragazze cinesi di 27, 32 e 36 anni, che alla polizia hanno raccontato di essere state segregate in un appartamento e di essere scappate lanciandosi dal balcone.  Alle 15.45 di martedì la più giovane delle tre si è rifugiata all'interno della farmacia al civico 111 di via Mac Mahon: nuda, con segni sul corpo, sotto choc e con un cappuccio sulla testa. Una scena incredibile, che ha lasciato senza parole il titolare della farmacia. Quasi contemporaneamente, nella stessa via, alcuni cittadini hanno segnalato la presenza sul tram di due donne cinesi, anch'esse nude, con graffi su polsi e caviglie e lo sguardo terrorizzato. Tutte sono state accompagnate in codice giallo al Policlinico a causa delle fratture dovute al salto dal balcone, ma comunque le loro condizioni non sarebbero preoccupanti.   Gli agenti della Squadra mobile di Milano, guidati da Alessandro Giuliano, stanno indagando per ricostruire esattamente quanto accaduto e individuare l'appartamento dal quale sono scappate. Gli investigatori mantengono il riserbo, non si sbilanciano su ipotesi né rivelano dettagli. A sollevare dubbi è la natura del presunto rapimento. Nella comunità cinese, infatti, il rapimento di donne  non è una pratica diffusa. Il sequestro è utilizzato, in genere, come strumento di intimidazione per i commercianti, in modo da ottenere riscatti o il pagamento del pizzo. Ciò escluderebbe la possibilità che si tratti di criminalità comune ma, al momento, non ci sono certezze. La polizia potrebbe lavorare su un maniaco, magari una versione nostrana (e si spera meno longeva) di Ariel Castro, il mostro di Cleveland condannato all'ergastolo per aver segregato e trasformato nelle sue schiave sessuali tre ragazze per dieci anni.          

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