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Matteo Salvini, l'ex ambasciatore a Mosca Sergio Romano lo assolve: "Inverosimile". Russia, cosa non torna

Giulio Bucchi
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"È visibile, in uno scenario infiammabile come quello italiano, l'interesse a sbarazzarsi di un avversario politico". Sergio Romano, ex ambasciatore italiano a Mosca, di cose russe è forse il massimo esperto in Italia (e non solo). Il 90enne editorialista del Corriere della Sera, intervistato dal Giornale, si dimostra molto scettico sull'inchiesta sui presunti finanziamenti russi alla Lega: "Fino a quando non ci sono prove non credo che ci sia stato uno scambio di denaro".  Leggi anche: Rogatoria internazionale e controlli su conti e telefonini. Pm all'assalto di Salvini? Su Gianluca Savoini, indagato per corruzione internazionale, è chiaro: "Il mondo è pieno di figure che immaginano cose e che si lasciano prendere dall'immaginazione. Ma in politica non si può lavorare di immaginazione e io consiglio tutti, in Italia, di tenersi lontano da questo gioco". Di due cose l'ex ambasciatore è sicuro: "La Russia sta forzando per mettere fine alle sanzioni, da parte loro c'è molta irritazione e rabbia", le stesse nutrite in Lombardia e Veneto "da parte di medie industrie che dalle sanzioni sono state danneggiate". E la Lega è stato il partito che più di tutti ha difeso questi interessi. Ma sicuramente, ecco la seconda certezza di Romano, "non è verosimile" che Mosca e Vladimir Putin stiano usando la Lega in chiave anti-europea. "Per una semplice ragione: è vero che la Russia ha i suoi servizi che lavorano dietro le quinte ma, quando si tratta di forzare le relazioni, dialoga sempre e solo con gli Stati. La Russia non si fida dei singoli partiti italiani. Il loro pensiero è semplice: non si fanno affari seri se non fra Stati".

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