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Giustizia, ecco la riforma della procedura penale

La riforma della procedura penale del governo Letta. Novità su carcerazione preventiva, ricorsi in Cassazione, Riesame. Tutti i punti

Roberto Procaccini
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E' pronta la riforma della procedura penale del governo Letta. Il Guardasigilli Annamaria Cancellieri, che ha affidato la redazione del testo a una commissione ministeriale guidata dal magistrato Giovanni Canzio, ha preparato un testo che entrerà a breve nel consiglio dei Ministri. Appena licenziato dall'esecutivo, ogni data dal 6 gennaio in poi è buona per portare il disegno di legge in Parlamento. I punti fondamentali della riforma sono otto: collegio di giudici per la custodia cautelare, maggiore garanzie per gli indagati, ma maglie più strette per il ricorso in Cassazione. La Custodia cautelare - Oggi per decidere sulle misure di custodia cautelare da impartire a un indagato è il solo gip, che risponde a una richiesta del pm. Nel progetto di riforma, invece, a valutare sulla carcerazione preventiva sarà un collegio di giudici, che sentirà in via preliminare l'indagato. Viene così anche abolito il Tribunale del Riesame. I colloqui con gli avvocati - In base all'attuale normativa possono trascorrere fino a cinque giorni tra l'arresto cautelare e il primo colloquio tra l'indagato e i suoi legali. Con il nuovo testo tale limite verrà applicato solo a chi è indagato per reati di criminalità organizzata, mafia e terrorismo, ma cadrà per tutti gli altri. Le parti civili - Dal giudizio abbreviato vengono escluse le parti civili, che potranno rappresentare le proprie posizioni al di fuori della sede penale. Il provvedimento intende velocizzare il giudizio. Archiviazioni - Ad oggi il codice di procedura penale prevede che anche i reati modesti vadano a processo, ingolfando il sistema giustizia. Il governo, invece, vuole introdurre la possibilità di archiviare i reati di gravità bassa. Patteggiamento e ricorso - Gran parte dei ricorsi alle sentenze che seguono a patteggiamento sono dichiarati inammissibili. La riforma intende stabnilire che pm e imputato possano ricorrere in Cassazione contro la sentenza solo se non ripropone fedelmente l'accordo del patteggiamento. Il ricorso personale - Depennato il diritto dell'imputato di presentare personalmente il ricorso in Cassazione (strumento legale che dipende, il più delle volte, dalla sensibilità dell'avvocato difensore). Attualmente il 19 per cento dei ricorsi personali sono respinti perché inammissibili. Pene pecuniarie contro i ricorsi - La commissione ministeriale propone di raddoppiare le pene pecuniarie per chi presenta ricorso in Cassazione, poi definito inammissibile. Dall'attuale forbice 1000-5000 euro, si passera a 2000-100000. Semplificare i ricorsi - Sempre per seguire l'obiettivo della semplificazione, il pacchetto di riforme prevede novità in caso di riforme di sentenze di patteggiamento dove è sbagliato il calcolo nel tipo e nella lunghezza della pena. Anziché adire a ricorso presso altro giudice, la nuova normativa prevede che la correzione venga fatta d'ufficio dalla medesima toga che ha emesso il provvedimento.

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