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Piacenza, i Carabinieri-banditi: "Non ha più denti", "Lo abbiamo ucciso", pestato pure il venditore di auto. Dettagli-choc

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"Sono peggio dei miei Bastardi di Pizzofalcone", così lo scrittore Maurizio De Giovanni, autore appunto della serie di romanzi dedicati ai poliziotti di un immaginario commissariato di Pizzofalcone a Napoli, nella mattinata di giovedì 23 luglio al Gr3 Rai commentando la vicenda dei Carabinieri di Piacenza.  Ed in effetti sono emersi dettagli vergognosi sulla vicenda e quegli uomini dell'Arma che il gip Luca Milani si ritrovava tutti i giorni nel Palazzo di giustizia di Piacenza. Il gip si stupiva  "dietro i volti sempre cordiali e sorridenti di presunti servitori dello Stato" potevano "celarsi gli autori di reati gravissimi".  Nell'ordinanza firmata dal procuratore Grazia Pradella  si legge: "Uno scenario estremamente preoccupante (...) una consuetudine" che andava avanti da tre anni.

Sono dodici le misure di custodia cautelare in carcere, all'indirizzo come detto di cinque militari dell'Arma, sei uomini italiani e un maghrebino, e poi cinque ordinanze di arresti domiciliari, una indirizzata a un carabiniere, oltre a quattro misure di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, tre delle quali per militari dell'Arma, e una misura dell'obbligo di dimora nella provincia di Piacenza, che ha colpito sempre un carabiniere. Sequestrata una villa con piscina, un'auto, una moto e bloccati 24 rapporti accesi presso numerosi istituti bancari e di credito.

 

 

Gli indagati sono stati monitorati attraverso intercettazioni telefoniche e soprattutto telematiche.  Sono ben 53 le persone che sono state intercettate, per circa 75mila intercettazioni telefoniche, e oltre 3 chili di droga sequestrata. "Ho fatto un'associazione a delinquere ragazzi (...) in poche parole abbiamo fatto una piramide (...) noi siamo irraggiungibili": ecco alcune frasi, agli atti dell'ordinanza, raccolte da un'intercettazione ambientale nei confronti proprio dei carabinieri indagati. E ancora, sempre nelle intercettazioni: "Abbiamo trovato un'altra persona che sta sotto di noi - prosegue il militare, - questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori e gli dice: guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba vendi questa qua, altrimenti non lavori! E la roba gliela diamo noi!".

I carabinieri, sempre stando alle accuse, si atteggiavano a gangster, facendo riferimento anche alle serie televisive più conosciute. "Hai presente Gomorra? Le scene di Gomorra. È stato uguale e io ci sguazzo in queste cose. Tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato": così uno degli indagati (in questo caso non un carabiniere) racconta al suo interlocutore i modi con cui uno dei militari arrestati si sarebbe fatto consegnare un'auto. Motivo per cui, fra le ipotesi di reato, c'è anche l'estorsione. In un caso, avrebbero confezionato un permesso di circolazione durante la quarantena anti-contagio per permettere a uno spacciatore di recarsi a Milano e approvvigionarsi di droga, che sarebbe poi stata venduta a Piacenza.

A certificare la vicinanza eccessiva tra l'appuntanto Montella e troppi pregiudicati c'è una fotografia postata su Facebook da Simone Giardino (arrestato con fratelli e altri parenti) che lo ritrae con Giacomo Falanga (carabiniere arrestato) e con un altro pregiudicato, tutti sventolano delle banconote in mano, "un'immagine che secondo il gip "dice più di molte parole" 

Il 27 marzo i carabinieri arrestano uno spacciatore nigeriano e lo pestano di botte "Quando ho visto la chiazza di sangue ho detto 'mo l'abbiamo ucciso". "Non ti preoccupare" risponde Montella, "i denti non li teneva".  Botte anche ad un egiziano i rumori del pestaggio sono registrati da una microspia "lo vedi quanto tempo ci fai perdere", dicono mentre l'uomo invoca pietà.   "Sono reati gravissimi e per questo procederemo con il massimo rigore e la massima severità per individuare le responsabilità dei singoli", ha detto il comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri al Tg1 in merito all'inchiesta.
 

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