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Carabinieri di Piacenza, la trans accusa: "Denunciai già un anno fa", ma i verbali sono spariti

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C'è un circuito di coperture che emerge mano mano dall'inchiesta sulla Caserma Levante di Piacenza. Omissioni, occhi chiusi e questa volta non riguardano solo i carabinieri ma anche la polizia almeno stando a sentire il racconto di una transessuale riportato sulle pagine del Fatto quotidiano.

Oltre un anno fa la trans, informatrice della caserma Levante, entra nella questura a Piacenza e racconta di ricevere visite a casa di un carabiniere.  "Sono andata in questura - dice la donna - per avvertire che c'era un carabiniere che si approfittava della mia situazione di inferiorità e mi chiedeva prestazioni sessuali". 
Verbali rilasciati più volte ad una poliziotta, racconta. Ora di queste segnalazioni in procura non sanno nulla.  Non ve ne è traccia infatti nel fascicolo che qualche giorno fa ha portato all'arresto di sei carabinieri (tutti in carcere tranne uno ai domiciliari), accusati a vario titolo di abuso d'ufficio, lesioni, spaccio di droga e tortura. 

 

 

I pm, secondo quanto risulta al Fatto, adesso però disporranno accertamenti per capire se e come mai quella denuncia non sia arrivata sulla scrivania dei magistrati. Inoltre bisognerà verificare l'attendibilità della trans e capire a quale dei carabinieri si riferisce il suo racconto.  La trans ha raccontato anche di aver partecipato a presunti festini organizzati in caserma, senza rivelare chi fosse presente. Di "serate" in caserma vi è traccia negli atti dell'inchiesta. Dalle intercettazioni tra due militari infatti si fa riferimento, secondo quanto ricostruito dal gip, a una serata organizzata "all'interno della Caserma alla presenza di due donne, presumibilmente escort, con le quali erano stati consumati rapporti sessuali". Nessun reato, come sottolinea il gip: "Non sono forse ravvisabili reati in simili condotte, ma dalla descrizione delle stesse traspare ancora una volta il totale disprezzo per i valori della divisa indossata dagli indagati". 

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