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Cani obbligati a combattere, "ciò che non supereranno mai": testimonianza-choc, chi è la bestia?

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Chiara Pellegrini
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Bimbo, Galileo, Michelangelo e Melania, erano macchine da soldi. Cani sfruttati dagli uomini della malavita organizzata per far cassa. Queste bestiole hanno vissuto una vita braccata dalla miseria umana, tutti uniti dal comune, triste, ricordo di un doloroso passato che in qualche modo li ha segnati. Secondo i dati registrati dal Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, , dal 1 gennaio al 31 ottobre 2020, sono stati 541 i reati di maltrattamento di animali, 161 gli illeciti amministrativi accertati, 215 le persone denunciate e 171 i sequestri penali eseguiti. 

È questo il bilancio tracciato in occasione della Giornata mondiale per i diritti degli animali dall'Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa), analizzando denunce, sentenze, processi e attività illlegali. La Giornata mondiale per i diritti degli animali è stata per l'Enpa anche occasione rilanciare "Mai più Ring", la campagna di adozioni a distanza per sostenere il progetto di rieducazione dei cani ex combattenti. Sono nella maggior parte dei casi cani pitbull, drogati, scatenati l'uno contro l'altro, sottoposti a isolamento, diete rigide, nutriti di aggressività e violenza. 

 

SECONDA CHANCE
Sequestrati alla mafia, arrivati distrutti nel corpo e nell'anima, con il giusto aiuto, imparano piano piano ad avere fiducia negli esseri umani. L'obiettivo finale è quello di trovare loro una famiglia in grado di occuparsene. «Bimbo è arrivato da noi, dalle Marche, circa un anno fa. Era riuscito a scappare dai suoi torturatori che lo facevano combattere, lo costringevano a saltare in alto», racconta Giusy D'Angelo esperta del centro cinofilo dell'Enpa, «era pieno di cicatrici e ancora oggi, nonostante le cure veterinarie, vive come una giraffa, con il collo lungo e la testa girata, a causa dei maltrattamenti e dall'allenamento troppo intensivo». 

Oggi Bimbo ha 3 anni e, solo dopo un anno dal suo arrivo, ha cominciato a fidarsi delle persone che si prendono cura di lui, odia gli altri cani, si agita quando sente i loro odori. Sono 40 i cani ex combattenti che l'Enpa sino ad oggi ha rieducato. Nel nostro sistema giudiziario i combattimenti tra cani sono illegali in base alle Legge 189 del 2004, che prevede la reclusione da uno a tre anni e multe da 50.000 a 160.000 euro per chi trasgredisce. Eppure, nonostante i controlli, i cani all'Enpa continuano ad arrivare. Cani con cicatrici impresse nella loro memoria come fossero soldati che hanno acquisito e incamerato inconsciamente meccanismi violenti. Ed è proprio il ricordo, delle catene, delle cucce all'addiaccio, delle botte, il loro tallone di Achille nel loro percorso di recupero. IL lento 

RECUPERO
Tra le storie di questi quattro zampe c'è anche quella di Galileo, pitbull recuperato dall'Enpa prima che partisse per i combattimenti che in alcuni Paesi esteri sono legali. In Cina, ad esempio, nel villaggio di Sanjiao, nella contea di Kishan, per celebrare la fine del Festival della Primavera, permane l'antica tradizione di far scontrare gli Shar Pei, fino alla morte degli esemplari. In Mongolia e in Afghanistan i cani combattono fino a quando un esemplare prevale sull'altro o il padrone decide di abbandonare l'arena. «Galileo», racconta D'Angelo, «era un piccolo campioncino sfruttato per essere una macchina da soldi. Recuperato in condizioni pietose a livello clinico. Oggi sta benissimo mostra ancora molta eccitazione al nuovo stile di vita mostrando euforia e reattività. Quando vediamo gli occhi di questo cani ritornare brillare sappiamo di essere sulla giusta strada». Dalla Sicilia sono arrivati altri pitbull: Michelangelo, Melania, Raffaella e Stellò, è lui uno dei cani che possono dirsi "fortunati". 

 

Qualcuno ha pensato infatti di dargli una seconda chance e di adottarlo. «Ci sono voluti due anni ma per lui è arrivata una famiglia e andrà a vivere in un appartamento con due genitori e due ragazzi, meravigliosi», dicono i volontari dell'Enpa, «la sua difficoltà è essere incredulo ed emotivamente chiuso ma il percorso per lui è stato funzionale». Il recupero di un cane ex combattente inizia dall'osservazione, «devo cercare di capire», racconta D'Angelo, «cosa possono aver vissuto e cosa devo aggiungere nello loro vita per raggiungere l'unico vero risultato importante: l'adozione. Il problema non è mettere o togliere un guinzaglio, ma è cosa prova il cane in quel momento. A volte è necessario uscire dagli schemi per raggiungere i risultati». Come con Annibale, un cane introverso, che Giusy, un giorno ha deciso di portare al bar, «mangiavamo un gelato e passeggiavamo per la città», ricorda, «ho stimolato la sua curiosità. Alla fine Annibale ha superato le sue paure e ha iniziato una nuova vita». 

Attualmente i cani ex combattenti del progetto "Mai più ring" sono 16. Tra loro c'è Bred che è riuscito, dopo un importante lavoro di rieducazione, a gestire correttamente gli stati emotivi. C'è Fiona, che ha iniziato la sua nuova vita in una famiglia, affettuosa e dirompente. C'è Shrek che da quando è arrivato ha fatto grandi progressi e adesso guarda agli umani con una nuova fiducia e inizia ad interagire con gli altri cani. C'è Kino: la violenza che ha subito e la sua sensibilità rendono il suo percorso molto faticoso e manifesta preoccupazione per le situazioni che non conosce. Adora giocare con le attività olfattive ed è molto affettuoso. E c'è Africa che oggi, dopo aver completato il suo percorso di recupero, vive felice con la sua nuova famiglia. Si legge sul sito dell'Enpa: «Per ogni criminale che trasforma i cani in belve, ci sono persone che le fanno ritornare cani». 

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