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Monsignor Zuppi, il report Cei sugli abusi sessuali dei preti: "Le botte che ci meritiamo"

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Un report sui casi di pedofilia compiuti dai membri della Chiesa sarà presentato dalla Cei entro il 18 novembre. Lo ha annunciato il cardinale Matteo Maria Zuppi, fresco presidente della Conferenza episcopale italiana, specificando che l’analisi sugli abusi riguarderà il periodo compreso tra il 2000 e il 2021. "Il pensiero è sempre per il dolore delle vittime, e non c’è dubbio che è la prima preoccupazione", ha sottolineato il porporato ribadendo che la loro sofferenza "ci ammonisce e ci spinge a cercare soluzioni stabili". "Ci prenderemo le botte che ci dovremo prendere - sono le parole forti di monsignor Zuppi -. Le responsabilità ce le siamo già prese". Mentre la decisione di non andare più indietro con gli anni è stata "una scelta di serietà, chiarezza e giustizia". 

 

 

 

Dopo la presentazione del 18 novembre, giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi istituita nel 2021 proprio dal Consiglio permanente Cei, i report "avranno cadenza annuale" e "daranno poi un segnale di trasparenza, dal momento che saranno resi pubblici". Le Chiese italiane hanno dunque accolto l’invito di Papa Francesco alla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, che aveva chiesto “un rapporto sulle iniziative della Chiesa per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili". Quello che scaturirà, spiegano i vescovi nel comunicato finale, sarà "un monitoraggio permanente dei dati, via via raccolti, e dell’efficacia delle attività messe in campo". Quello della pedofilia è stato il tema principale della conferenza stampa a conclusione dell'assemblea generale: le aspettative erano molto alte, visto l’argomento e la speranza che la Cei, con i suoi vertici rinnovati, si adegui alle altre conferenze episcopali europee analizzando il fenomeno in un’ampiezza storica più ampia. Con questa decisione, tuttavia, non verranno contemplati i casi precedenti alla legge promulgata il 30 aprile 2001, il motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela, con la quale venne stabilito che l'abuso sessuale su un minore dovesse essere considerato tra le normae de gravioribus delictis e quindi sotto la giurisdizione della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

 

 

 

"Il fatto di ridurre a soli 20 anni lo screening della situazione oltre a non essere sufficiente è anche violento e discriminatorio nei confronti delle vittime”, è il commento rilasciato all'agenzia LaPresse da Francesco Zanardi, della rete ‘L’Abuso', che ha denunciato di essere stato abusato all'età di 11 anni da un sacerdote e che era presente alla conferenza stampa della Cei. "Questo - spiega - crea vittime di serie A e di serie B. Al tempo stesso, sotto l’aspetto tecnico, probabilmente questi 20 anni non porteranno molte vittime perché purtroppo gli studi scientifici ci dicono che per maturare il trauma ci vogliono dai 30 ai 40 anni. Questa è una commissione di inchiesta fatta ‘all’italiana’. Fuffa". 

 

 

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