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Massimo Bochicchio, il broker di Roma non è morto? Clamorosa pista: la truffa perfetta

Massimo Sanvito
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È morto davvero? C'era lui in sella a quella moto carbonizzata sulla Salaria? Oppure, come bisbigliano i maligni, ha messo a punto l'ennesima truffa per poi scappare chissà dove? Il giallo su Massimo Bochicchio, 56 anni, il broker accusato di attività finanziaria abusiva e riciclaggio internazionale per aver raccolto senza alcuna autorizzazione circa 500 milioni di euro ai danni di una sfilza di vip e nomi grossi del mondo dello sport, diventa sempre più giallo. Il processo a suo carico, che sarebbe dovuto cominciare oggi, è stato infatti rinviato in attesa che venga depositato il certificato di morte. I giudici della settima sezione penale del Tribunale di Roma lo hanno messo nero su bianco: visto che ancora non è stato eseguito il riconoscimento della salma, se ne riparla il 15 settembre.

«È opportuno fugare ogni dubbio e credo che la Procura voglia disporre tutti gli accertamenti necessari per arrivare a fare assoluta chiarezza su quanto avvenuto ieri mattina (domenica, ndr)», ha detto l'avvocato Cesare Placanica, legale di ben 14 parti civili, tra cui l'attaccante della Roma Stephan El Shaarawy e l'allenatore del Tottenham Antonio Conte, che tramite suo fratello avrebbe investito 24 milioni di euro. La risposta della difesa, però, non si è fatta attendere.

«Non si deve strumentalizzare la morte di una persona costruendo un film su qualcosa che non esiste. Siamo in attesa del certificato di morte che arriverà, come da prassi in questi tragici casi, dopo il riconoscimento della salma», ha spiegato l'avvocato di Bochicchio, Gianluca Tognozzi. Anche il fratello del broker, accorso sul posto appena dopo l'incidente, lo ha confermato.

 

 

Aspettando i documenti che possano mettere a tacere ogni illazione, la procura di Roma ha fatto sapere che verranno disposte l'autopsia sul cadavere e verifiche sulla moto. Aprirà un fascicolo di indagine «per istigazione al suicidio» per poter avanzare con gli accertamenti medico-legali e tecnici necessari. Nelle prossime ore il pm, Andrea Cusani, deciderà se procedere anche con il test del dna, visto e considerato che il corpo, avvolto dalla fiamme, è finito carbonizzato. Stando alle prime ricostruzioni, la moto guidata da Bochicchio - nelle due ore di permesso quotidiano dagli arresti domiciliari scattati il 26 novembre scorso - si sarebbe spostata verso destra andando a sbattere contro il muro, poco lontano dall'aeroporto Roma Urbe. L'ipotesi più probabile è quella del malore al volante.
La storia personale del broker potrebbe rivelare un ultimo colpo di scena? Chissà.

 

 

Di certo è una vita singolare, quella di Massimo Bochicchio, rientrato in Italia il 17 luglio dell'anno scorso, sotto vigilanza dell'Interpol, espulso da Giacarta dopo aver vissuto da latitante anche tra Hong Kong e Singapore. Da Londra, dove guidava le società Kidman Asset Management e Tiber Capital, avrebbe raccolto «cospicui capitali». Si parla addirittura di un miliardo e 800 milioni di euro, così come emerso dalle intercettazioni. Soldi che il broker avrebbe dirottato in investimenti "sicuri" tra «Singapore, Hong Kong ed Emirati Arabi Uniti, promettendo alti rendimenti» e cercando di «occultare o ostacolare l'identificazione degli effettivi beneficiari delle somme» investite con strumenti ad «alto rischio». È per questi motivi che gli sono stati sequestrati beni per 70 milioni di euro e una casa a Cortina. Nessuna delle 34 persone che lo hanno denunciato, però, ha rivisto mezzo quattrino. Anche il calciatore della Juventus, Patrice Evra, i procuratori Federico Pastorello e Luca Bascherini, l'ambasciatore Raffaele Trombetta, hanno messo i propri soldi nelle mani di Bochicchio con l'obiettivo di incrementare i propri guadagni. Per poi finire raggirati. Ma non è nemmeno escluso che ci siano molti altri truffati che abbiano preferito non uscire allo scoperto per paura di far emergere capitali investiti con denaro scudato. 

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