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Andrea Crisanti, "meglio contagiarsi": Covid, quello che pochi ammettono

Andrea Crisanti

Andrea Cappelli
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Di fronte all'impennata estiva dei contagi Covid tanto vale che i giovani si infettino, sviluppando una malattia lieve e contribuendo all'immunità di gregge. A esprimere questo concetto è stato Andrea Crisanti, ospite della trasmissione L'aria che tira (La7), dove gli è stato chiesto di commentare l'appello dei medici di famiglia che per ragioni sanitarie nei gironi scorsi hanno chiesto il rinvio del concerto della band rock Maneskin, previsto per domani al Circo Massimo di Roma.

 

BASTA CLAUSURA
L'opinione del virologo - da inquadrare ovviamente in questo contesto - obbedisce a una logica stringente: «Innanzitutto penso ci sia una fatica sociale a accettare misure come quelle che abbiamo utilizzato fino adesso. Con questo virus, che ha un indice di trasmissione tra 12 e 15, non c'è nessuna norma che sia in grado di contenerlo a livello di popolazione". Partendo da queste premesse, se oggi60.000 giovani si scateneranno sotto il palco dei Maneskin, con buona probabilità una parte di essi «si infetterà, sviluppando una malattia molto lieve che contribuirà all'immunità».

Al di là di ogni ipocrisia, va detto che ogni giorno in Italia vengono organizzati concerti e attività sociali, dove il rischio contagio non è inferiore a quello a cui ci si esporrebbe andando ad ascoltare la band romana: «Il fatto che il virus circoli non è necessariamente negativo perché supplisce al fatto che le persone non si sono vaccinate. La vera sfida sarebbe quella di proteggere i fragili con misure concertate e coerenti, cosa che non facciamo».

Insomma, anziché limitare la libertà dei giovani, le istituzioni dovrebbero preoccuparsi di garantire adeguate misure a protezione dei più anziani e delle persone affette da patologie serie, ovvero alle categorie sanità. In molti altri Paesi quest' obbligo è decaduto». Quanto all'utilizzo della mascherina, al di là dei casi in cui ci si trova a contatto con persone fragili e anziani sopra gli 80 anni, per la dottoressa dell'ospedale Sacco di Milano «finisce per risultare addirittura controproducente». Consentire al virus di circolare in forma blanda, infatti, potrebbe portare al raggiungimento di «quell'immunità naturale che tanto auspichiamo e che ci preserva meglio delle vaccinazioni».

D'altro canto, Gismondo si è detta sicura del fatto che oggi le persone rifiuterebbero un nuovo lockdown, che resta quindi un provvedimento «impossibile da proporre e attuare».

 

IN VISTA GUAI PEGGIORI
più esposte ai pericoli di un eventuale contagio Covid. A condividere tale approccio è Maria Rita Gismondo, per la quale «l'isolamento dei positivi sta creando problemi anche in La pensa in maniera diversa Massimo Galli, per il quale i fragili dovrebbero fare la quarta dose di vaccino «al più presto», a partire dagli over 60 e 70. L'ex primario dell'ospedale Sacco, inoltre, punta il dito contro chi - 150.000 non denunciala propria positività al Covid, «allargando sempre più il numero delle infezioni. Se non teniamo conto del problema rischiamo di trovar- 120.000 ci in guai peggiori, bloccando totalmente le attività. Vediamo quanto sta accadendo negli ospedali, dove molto persona- - 90.000 le si è ammalato e questo crea disagi e una situazione incresciosa».

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