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Multe, arriva la raffica di contravvenzioni: incentivo di Stato per spennarci, come funziona

Claudia Osmetti
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Pagare le bollette usando le multe. Che messa così uno non ci fa neanche troppo caso e, anzi, magari si convince pure che l'idea non sia di quelle da scartare a priori. Dopotutto un senso ce l'ha e l'intenzione, quella, è sicuramente apprezzabile: sta rincarando tutto, se non facciamo i salti mortali finiamo col sedere per terra e poi, in autunno, coi primi freddi, vagliela a cantare a chi non potrà permettersi di accendere i termosifoni. Invece è una mezza rivoluzione che all'Ancma (cioè all'Associazione nazionale del ciclo, del motociclo e degli accessori che fa capo a Confindustria) non è andata a genio. Ma proprio per niente.  Spiegone: una settimana fa, mentre nelle commissioni della Camera, a Roma, si discuteva solo del decreto Aiuti (quel piano di misure e investimenti che, tra bonus e agevolazioni, dovrebbe metterci una pezza ai conti che non tornano), il deputato di Forza Italia Roberto Pella ha pensato di aggiungere al testo un emendamento che tagli, o che almeno ci provi, la testa al toro. I Comuni, c'è scritto nella mozione, ma anche le Città metropolitane e le Province, in poche parole gli enti locali, potranno, e solo per il 2022, destinare i proventi delle contravvenzioni stradali e le entrate che arrivano loro dalla riscossione delle soste e dei parcheggi «alla copertura della spesa per le utenze di energia elettrica e di gas». La misura va a vantaggio delle scuole, dei servizi e dell'illuminazione pubblica.

 


 

CHI PAGA? - Oibò, viene da dire, non è mica male. Quantomeno si risparmia qualcosina. Però è davvero così? Perché sul fatto che i costi stanno lievitando un po' per tutti (amministrazioni comprese) non ci piove. Ma poi, alla fine, chi è che apre il portafoglio? Un conto è quando lo Stato ci mette lo zampino (magari togliendo agli sprechi), un altro è quando si "attinge" direttamente dai cittadini, seppure da quelli che qualche infrazione l'han fatta per davvero. Tra l'altro, un provvedimento del genere è sul serio una novità nel panorama italiano perché da che mondo è mondo gli introiti delle multe son sempre rimasti nel settore, cioè son stati ri-immessi sull'asfalto e sulle carreggiate sotto forma di sicurezza stradale, prevenzione e manutenzione.  L'Ancma ne fa un caso, non politico, ma di principio. Qui, signori, di questione ce ne sono almeno due. La prima è la preoccupazione che la conta dei verbali automobilistici possa persino inasprirsi: e non è una prospettiva incoraggiante. Già adesso l'ammontare complessivo delle sanzioni stradali supera i tre miliardi di euro all'anno, che un tesoretto in massima parte (al 56%) incassato dagli enti locali. La seconda è che la coperta è sempre quella. Se pende da una parte si sposta dall'altra. Nel senso: se il ricavo delle multe lo usiamo per pagare la bolletta della luce delle elementari all'angolo della piazza, non possiamo più impiegarlo per coprire le buche sulla tangenziale. I soldi sono sempre gli stessi, non si moltiplicano.

 


LA SPREMUTA - E poi cosa facciamo? «Di fronte al numero di vittime che si registra ancora, in Italia, e ai feriti e ai costi sanitari e sociali degli incidenti non possiamo che esprimere preoccupazione e auspicare che questo articolo possa essere modificato». Intendiamoci, nessuno qui mette in dubbio che il periodo sia drammatico. Che questa mannaia dei rincari rischia di mandarci a gambe all'aria. Che la luce nei plessi scolastici è il minimo sindacale da garantire a studenti e prof e presidi. Però occorrere anche far quadrare il cerchio: «La misura in sé non è sbagliata», commenta Geronimo La Russa, il presidente dell'Aci (l'Automobil club) milanese, «se può aiutare in qualche misura le famiglie ben venga. Ammettiamo tuttavia anche un altro dato: che spremere più di così gli automobilisti è difficile. Già adesso sono trattati come dei bancomat da usare quando occorre far cassa. Magari, per far restare il tutto all'interno di un sistema chiuso, si potrebbe pensare di usare gli introiti delle multe per tagliare o abbassare le accise sulla benzina. Perché di quello non ne parla quasi più nessuno, ma è un problema altrettanto serio». 

 

 

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