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Vaticano, la mossa del Papa che riceve Becciu

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Renato Farina
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Alle 6 della sera di sabato 26 novembre un'ombra è stata vista dirigersi, con passo sussultante, dal palazzo del Sant' Uffizio a piazza Santa Marta. Non è un percorso lungo.


La figura minuta gira lo sguardo a destra verso la cupola illuminata, e più su. È  lo stesso percorso fatto dal cardinal Angelo Becciu il 24 settembre del 2020. Era circa la stessa ora, quel giovedì, e c'era il sole alto: nel tragitto gli era arrivata una telefonata che presagiva cose cattive, ma non vi diede retta. Avrebbe dovuto. C'era Francesco ad aspettare il prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Accadde tutto in venti minuti, si spalancò l'abisso sotto i suoi piedi dove precipitò il suo cuore: quando uscì era un uomo disperato e solo. Un fedele, un prete, e proprio l'uomo, anzitutto l'uomo, che fino a due anni prima era il collaboratore più stretto del Papa, ed è sfiduciato dal "suo" Pietro, anzi trattato come un ladro del tesoro dei poveri, e nemmeno gli è concesso di difendersi, come volete si sentisse? Gli brucia il costato bucato da una punta di lancia, la morte è niente. Poco dopo la sua persona sarà appesa "perinde ac cadaver" agli stipiti del mondo, un presunto innocente, crocefissione cautelare.

 

STANZA NUMERO 201? Ed eccolo ancora da quelle parti. Qualcuno lo riconosce nei pressi del pensionato più famoso del mondo, le guardie svizzere salutano davanti all'ingresso della Domus Sanctae Martae. È diretto a quella stessa stanza di allora, la numero 201? Poi arriva la conferma come riporta l'Ansa che coincide con la ricostruzione di Libero: il Papa ha ricevuto il reprobo, il copione è stato ribaltato rispetto a quel giorno disgraziato. Stavolta dalla porta del pensionato, dov' era entrato sgomento, vedono uscire un don Angelino rasserenato, il volto è disteso, cammina quasi sollevato da terra. Il cardinale Angelo Becciu è stato "ricevuto in udienza dal Santo Padre nel pomeriggio di sabato scorso", ha fatto sapere lo stesso cardinale, sottolineando che "è stato, come sempre, un incontro cordiale. Oltre a fornirgli i chiarimenti che ho ritenuto necessari, gli ho manifestato e rinnovato la mia devozione assoluta. Egli mi ha incoraggiato rinnovandomi l'invito a continuare a partecipare alle celebrazioni cardinalizie". Becciu ha aggiunto: "il Santo Padre mi ha autorizzato a rendere noto" questo. 

Tutto pareva potesse accadere, ma in peggio. Invece. Il Papa che dà udienza, immediatamente, a chi - se possibile - era precipitato ancora più giù. Ma più giù ancora, al di sotto di dov' era caduto, deve aver trovato l'abbraccio del "dolce Cristo in terra", secondo la definizione di Santa Caterina da Siena, la quale con i successori di Pietro non era certo tenera. 
 

 

SECONDA OPPORTUNITÀ
Dai che lo abbiamo pensato tutti. Una faccenda così, non si perdona, altro che settanta volte sette. Impensabile. Ma Cristo ha perdonato Pietro. Pietro - ha pensato Bergoglio - deve seguirlo "anche dove non vorrai", come dice Gesù a Simone nel Vangelo di Giovanni. Mica facile. Mettiamoci nei panni dell'uomo Jorge Mario Bergoglio. Da alcuni mesi aveva dato al calviniano "cardinale dimezzato" forti segni di affetto e considerazione, fino a riammetterlo alla assemblea plenaria dei porporati. E poi che cosa accade? Giovedì nell'aula del Tribunale vaticano il magistrato d'accusa, professor Alessandro Diddi, fa udire una telefonata. Si sente la voce di Becciu che si accorda per registrare quel che si dirà con il Santo Padre.
Non è un reato, uno può registrare le proprie telefonate, e conservarle: ma non si fa. $ un atto deplorevole. Se poi è un cardinale con il Pontefice è uno scandalo pazzesco. Nessuno - dopo questa triste performance pareva più disposto a scommettere un centesimo sulla figura morale e - anche se non si dovrebbero confondere i piani - sull'assoluzione di Becciu. Forse non ha portato via soldi al Papa per darli ai fratelli o a qualche faccendiere, ma a questo punto amen: ha derubato il Papa della sua buona fede.

 


Destino segnato, reputazione irrecuperabile. Un attimo. Il Papa - se è vero che lo ha ricevuto - deve essersi immedesimato con la fragilità di un uomo abbandonato da tutti. Ha constatato la data dell'autointercettazione-di-cardinale-con-Pontefice: era il 24 luglio del 2021, dieci mesi esatti dopo che Becciu si era sentito vomitato sul selciato proprio dalla persona più cara, e comunque dall'autorità che tiene in pugno le chiavi del Regno. Aveva scritto una supplica: che il Papa dicesse se ricordava o meno le circostanze in cui lo aveva autorizzato a dare mezzo milione per liberare suor Gloria, in mano ai terroristi di Al Qaeda. E il Papa aveva fatto rispondere con le parole dell'accusatore, una lettera intrisa di termini giuridichesi, dove pareva aver consegnato il piccolo prelato sardo ai suoi carnefici. 
 

 

PICCONATA SPIETATA
Mancano tre giorni all'inizio del processo. Becciu è un morto che cammina. E i morti non sono imputabili di quel che fanno. Si aggrappa a una speranza, una parola buona del Papa. Infatti Francesco ricorda, dice che lo solleverà dal segreto. Becciu a telefonata chiusa, s' infuria con sé stesso. Non aveva mai inteso adoperare quel "file". Dice alla nipote di cancellarlo. Non era un presunto innocente, era un uomo stracciato di dentro. Il Papa avrà capito? Sono certo di sì. Eppure. Come si fa a essere così spietati come il Procuratore di Sua Santità? Sa perfettamente quale picconata sulla nuca di Becciu sia produrla a freddo e trasmetterla in aula. Forse è un dovere dei magistrati essere cattivi, adoperare ogni mezzo per capovolgere le sorti di un processo che va malissimo per l'accusa. Quella telefonata, così come le parole di rabbia e di delusione consegnate alla chat privata dei parenti dall'imputato, non hanno valenza probatoria per l'accusa, semmai a questo punto ce l'hanno per la difesa. Eppure lo fa. Risultato. Inchiodare per la seconda volta un povero cristiano alla croce. Riuscire a seppellire nell'oblio il fiasco del Testimon de' Testimonis, quel monsignor Alberto Perlasca che avrebbe dovuto essere l'asso di briscola dell'accusa. Perlasca ha confessato che qualcuno gli ha precotto le domande con cui ha elaborato il suo memoriale di accusa a Becciu, e gli ha anche dato la motivazione per silurare il suo ex-superiore, mentendo sul fatto che il cardinale avesse deposto contro di lui. Chi sia stato però non lo ricorda. Ha detto che deve consultare il suo diario. Ci piacerebbe sapere il nome del diario. Oggi ricomincia il controinterrogatorio di Perlasca.

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