La Cgil? Dimostri la sua forza: rinunci al rinnovo automatico delle iscrizioni

Se il sindacato si sente così rappresentativo come sostiene di essere, non avrà difficoltà a raccogliere il nostro suggerimento: rinunci al rinnovo automatico delle iscrizioni
di Daniele Capezzonegiovedì 1 maggio 2025
La Cgil? Dimostri la sua forza: rinunci al rinnovo automatico delle iscrizioni
2' di lettura

Curioso, no? I leader sindacali - Cgil in testa - alzano i toni. In particolare Maurizio Landini appare incontenibile: sbraita, sbuffa, straparla di tutto, e oggi, Primo Maggio, darà spettacolo a reti semi-unificate. Ormai è chiaro: la sua partita è tutta politica in due sensi. Per un verso, vede un’opposizione debole e dunque tenta un’operazione egemonica su leader spaesati e privi di bussola. Per altro verso, cerca la contrapposizione diretta con il governo per marcare un protagonismo e anche per agguantare la ribalta mediatica. Gioco scoperto.

C’è però un piccolo “dettaglio”: gli italiani non sono affatto smemorati, e ricordano bene l’atteggiamento della Cgil nei lunghi anni dei governi dominati dal Pd o dai tecnici. Allora c’era una Cgil accucciata, in versione da compagnia, con i leader trasformati in docili micioni propensi alle fusa verso Palazzo Chigi. Ora, con un governo sgradito, improvvisamente - oplà - i micioni pensano di essere diventati tigri o pantere. Con irresistibili quanto involontari effetti comici. E allora lanciamo una piccola sfida di trasparenza che in primo luogo la Cgil, se si sente così forte e rappresentativa come dice di essere, non avrà difficoltà a raccogliere: rinunciare, per l’iscrizione e il relativo rinnovo, al meccanismo della trattenuta automatica in busta paga (salvo disdetta).

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Il paradosso è tuttora incredibilmente sotto i nostri occhi: se mi iscrivo a un partito, quell’iscrizione ha solo una durata annuale, e, una volta scaduta la durata della tesse ra, né Giorgia Meloni né Elly Schlein né Matteo Salvini – per citare tre diversi partiti – possono pretendere nulla da me. Ma se invece mi iscrivo al sindacato, e spesso accade come effetto collaterale di un servizio richiesto a un patronato, do vita a un legame che rischia di essere prorogato indefinitamente nel tempo, a meno di effettuare una disdetta, a volte con complicate modalità burocratiche e tempistiche iperdilatate.

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Se i sindacati fossero davvero forti di buone ragioni e soprattutto sicuri di se stessi, lancerebbero da subito un’autoriforma semplicissima: quella dell’iscrizione annuale non rinnovata automaticamente. E secondo voi perché non lo fanno? Elementare, Watson: perché temono di perdere iscritti. Stessa cosa – ovviamente – per ciò che riguarda la trattenuta sulle pensioni, che ha la stessa logica: vincolare per sempre l’iscritto. La realtà è che una tendenza di fondo non solo non è cambiata, ma si è perfino accentuata. Fette sempre più grandi della società italiana (disoccupati, sottoccupati, ecc) non sono affatto rappresentate dal sindacato, la cui azione riguarda una cerchia sempre più limitata di lavoratori: ma la pretesa di raccogliere risorse attraverso meccanismi prevalentemente automatici, e di esercitare un ruolo di interdizione rispetto ai governi sgraditi e alle relative maggioranze parlamentari è rimasta la stessa. 

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