Capovolto ogni pronostico, come per l’elezione di Bergoglio. Parte la fumata bianca e in pochi secondi, su Polymarket – sito di previsioni americano basato sulle criptovalute – le quotazioni di Pietro Parolin schizzano: 40, 50, 60, sempre più in alto, l’ex segretario di Stato arriva fino al 71%. Due ore prima era al 33%, sopra a Luis Antonio Tagle di 9 punti. L’allora cardinale Robert Francis Prevost era dato a meno dell’1%.
Traduciamo: prima della fumata bianca scommettere l’equivalente di 10 dollari su Parolin, in caso di elezione ne fruttava 30, quindi con un guadagno di 20 dollari. Dopo la fumata, per guadagnare davvero dalla nomina dell’ex segretario di Stato Vaticano, bisognava puntare forte: la quota è crollata, con 10 dollari (l’equivalente di un tot di criptovalute) se ne vincevano 20, con un guadagno di 10. Tagle aveva incalzato Parolin fin dall’apertura delle scommesse, a fine aprile, anche su siti tradizionali come William Hill, dov’è stato per giorni un testa a testa. Ricordiamo che le scommesse riguardano l’estero: in Italia si può giocare solo sul profano.
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Su William Hill, ieri mattina, il cardinale filippino aveva addirittura superato il favoritissimo Parolin: il primo quotato a 3, il secondo a 3.50. Più attardati Zuppi e Pizzaballa, dati a 6. Veniamo al nuovo Pontefice, Leone XIV: dicevamo che su Polymarket era quotato a meno dell’un per cento, e puntando 10 dollari se ne vincevano circa 900. Le quote cambiavano in tempo reale, un continuo saliscendi, ma Prevost era considerato meno di un outsider. Per intenderci, prima di lui i bookmakers avevano indicato cardinali che non erano per nulla considerati tra i favoriti, come il francese Jean-Marc Avelin, il congolese Fridolin Besungu, il guineano Roberto Sarah – tutti dati al 2% - e il maltese Mario Grech, quotato al 3.
Passando di nuovo su William Hill, nelle ore precedenti all’elezione gli specialisti britannici indicavano Prevost a 50 volte oltre la posta. Pure nel numero di giocate totali il futuro Santo Padre partiva dalle retrovie: il suo nome non figurava nemmeno singolarmente nell’elenco, era inserito nella categoria “altro”, che complessivamente aveva raccolto meno del 25% delle indicazioni. Gli altri italiani considerati “in prima fila” erano Matteo Zuppi e Pierbattista Pizzaballa, che per tutto il giorno hanno oscillato tra l’8 e il 10%: giocando i soliti 10 dollari si poteva arrivare a 120.
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Le previsioni sono state stravolte come dodici anni fa, quando le agenzie di scommesse puntarono forte su due candidati, Angelo Scola e il ghanese Peter Turkson, rispettivamente quotati a 3 e 3.50. Terzo era il canadese Marc Ouellet (6,50), davanti al nigeriano Francis Arinze (17). Bergoglio pagava 40 volte la posta: con la puntata di 10 dollari si arrivava a un guadagno di 390. Qual è la differenza tra le quotazioni indicate da Polymarket e dagli altri siti tradizionali di scommesse?
Polymarket, che si basa sulle criptovalute, non è riconducibile a una “regia”, si basa esclusivamente sulla quantità di clic degli utenti su un candidato o l’altro, non c’è un ragionamento ponderato alla base. William Hill, invece, dove si gioca direttamente in valuta, assegna le quote in base a valutazioni che pur non potendosi basare su dati concreti - ovviamente nessuna notizia può uscire dal Conclave- prende comunque in consdierazione dei parametri reali come le notizie di stampa, la “corrente” di cui fanno parte i caridinali, la nazionalità, l’età e altri dettagli. Un’agenzia tradizionale non può valutare a occhi chiusi un cardinale, perché assegnandogli una quota alta rischierebbe di finire sbancato. Miliardi di persone, non solo cattolici, hanno salutato l’elezione del nuovo Papa. Qualche migliaio s’è messo via pure un bel gruzzolo.