Nuove rivelazioni sul caso del delitto di Garlasco a Chi l'ha visto, il programma televisivo in onda su Rai 3. Nella puntata che andrà in onda domani, mercoledì 4 giugno, Federica Sciarelli proporrà testimonianze inedite e approfondimenti investigativi che potrebbero aprire nuove piste nelle indagini. Di recente, gli inquirenti hanno acquisito anche gli atti relativi a un procedimento giudiziario legato allo scandalo del Santuario della Bozzola. Nello specifico, la trasmissione di Rai 3 ha contattato due uomini che sono stati condannati per estorsione. Ma non finisce qui. Stando alle anticipazioni, sembra che uno di loro - oggi latitante - abbia accettato di parlare proprio con Chi l’ha visto?. Perciò, ciò che emergerà dall'intervista potrebbe aggiungere altri elementi inquietanti in un caso che ogni giorno regala colpi di scena.
Intanto la famiglia di Chiara Poggi sta valutando se chiedere di estendere i prelievi di dna per il maxi incidente probatorio sul delitto di Garlasco anche a consulenti, periti e carabinieri del Ris che hanno già analizzato i reperti nel corso di 18 anni di indagini e processi. "Mi pare ovvio che se dobbiamo confrontare delle tracce biologiche - ha spiegato a LaPresse il genetista Marzio Capra, consulente dei legali della famiglia, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna - è necessario farlo anche con i profili di chi quei reperti li ha maneggiati". "Per evitare di trovarci fra anni - prosegue - con un possibile 'Ignoto 3' o 'Ignoto 4' che è semplicemente il dna di un vecchio perito o carabiniere del Ris, oppure il mio che ho partecipato agli accertamenti".
Garlasco, il mistero della borsetta di Chiara: "Non è mai stata rubata"
La borsetta di Chiara Poggi è sparita? Stando a quanto sostengono i genitori della vittima del delitto di Garlasc...La richiesta di estendere i prelievi genetici in vista dell'incidente probatorio, al via il 17 giugno e affidato dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli agli agenti della scientifica Denise Albani e Domenico Marchigiani, potrebbe dunque partire dal genetista Francesco De Stefano e dal suo staff, il perito della Corte d'assise d'appello nel processo bis del 2014 che ha condannato Alberto Stasi a 16 anni. È lui lo scienziato che ha stabilito, "senza alcun rilievo di segno contrario" da parte della difesa Stasi, come le tracce di dna maschile e misto sulle unghie della 26enne uccisa fossero degradate, contaminate, non databili e inutili per fornire indicazioni di "identità" di un singolo soggetto.