Referendum, persino gli immigrati sono contrari a cambiare la legge sulla cittadinanza

Un consigliere comunale romeno di Prato: "L’inclusione si fa col lavoro, non con questo voto". E pure gli stranieri già diventati italiani non hanno dubbi
di Lorenzo Cafarchiosabato 7 giugno 2025
Referendum, persino gli immigrati sono contrari a cambiare la legge sulla cittadinanza
3' di lettura

Corrono i giorni e siamo arrivati alla vigilia dell’8 e 9 giugno 2025. Ovvero referendum. Sui media tradizionali rimbalzano frasi e parole spesso declinate sulla via dell’insulto, confronti a metà e i moniti di chi dice sì contro chi dice no. Come in un accorato appello alla Stefano Massini dove se non tiri fuori la tessera elettorale, a questo giro, sei un senza Dio della cittadinanza. Ecco la cittadinanza, il traino dei cinque quesiti referendari. Spostiamoci sui social dove la bagarre è più vivace.

Prendiamo Instragram, grande chiave dell’algoritmo del pensiero depensante. Ma barlumi di luce ci sono. Partiamo dal profilo Fashowpinion dove il duo toscano Cosimo ed Enrico nell’ultimo video postato chiede a una ragazza di origine straniera: “Italiani si nasce o si diventa». Discussione per arrivare alla domanda fatidica «che valore ha essere italiani?». Silenzio. Alla fine si lotta per la cittadinanza degli altri, sottolineano i due, senza sapere qual è il concetto di cittadinanza. Ma in questo bailamme, come sottolineano i due instagrammer toscani, alla fine a rimetterci non è il senso di essere italiani? Barrès ci parlerebbe della terra e dei morti, quel legame ancestrale e inalienabile incapace di essere visto dagli sradicati di questo tempo. Eppure ad aiutarci a trovare il bandolo della matassa, in questa confusione, sono alcuni stranieri divenuti cittadini italiani.

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Partiamo da Emanuel Cosmin Stoica, nato in Romania, disabile motorio e laureato in Giurisprudenza (gli amanti della Zanzara lo conoscono come il King della 104), sui suoi social mostra orgoglioso il giorno in cui è diventato nostro concittadino. «La cittadinanza», scrive, «non è un regalo, è un impegno verso questa meravigliosa Nazione che merita il meglio da ciascuno di noi». In un’intervista di qualche tempo fa, redatta dal collega Matteo Carnieletto, asseriva: «Accogliere sì, ma con regole chiare e nel rispetto di chi qui lavora e costruisce il futuro». Un altro ragazzo romeno, vicepresidente del Consiglio comunale di Prato, è Claudiu Stanasel. Da cittadino italiano e della Nazione di Emil Cioran - che da apolide scrisse «non si abita in un Paese, si abita una lingua» sull’emittente Toscana Tv ha dichiarato che «l’inclusione vera non si fa con i referendum, si fa con il lavoro quotidiano».

Paolo Talla Diop, nato a Dakar in Senegal, con un passato in CasaPound, poi in Fratelli d’Italia, mentre oggi sul suo profilo Facebook campeggia un selfie con il vicesegretario della Lega Roberto Vannacci a seguito dei disordini francesi dopo la finale di Champions League ha commentato scrivendo: «Se non volete fare la fine di Parigi, l’8 e il 9 giugno non votate!». La palma del più scatenato però è finita tra le mani di Mourad Marmout, classe 1998 nato vicino a Casablanca in Marocco e in Italia dal 2010, che tutti conoscono come Flow Murry. Dichiaratamente anti-maranza, sul caso Verona vs maranza non ha esitato a schierarsi dalla parte degli ultras scaligeri, tra un video trap e l’altro su Tik Tok ha lanciato la sua fatwa contro il referendum sulla cittadinanza. Il 27 maggio ha spiegato in un filmato da quasi 100mila visualizzazioni che per ottenere il passaporto italiano ha dovuto aspettare oltre 15 anni. Come l’ha ottenuto? «Lavorando, dandomi da fare». Ma la sua invettiva non finisce. «Io dico no al referendum per un semplice fatto. Ci sono persone che stanno in Italia da oltre dieci anni e non sanno parlare la lingua italiana, se ne sbattono della cultura italiana, questa gentaglia non merita la cittadinanza».

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Il predicatore panafricanista Kemi Seba ha scritto che «la conservazione della propria identità è l’ultimo bastione di resistenza al mondialismo» e invita i suoi fratelli africani a tornare nelle terre d’origine. Una Remigrazione che fieramente guarda al richiamo dei sentieri natali. Così come fece Malcom X, di cui ricorre nel 2025 il centenario della nascita e il sessantesimo anniversario della morte, scagliandosi contro l’americanismo e l’integrazione forzata. «Solo perché siete in questo Paese», diceva, «non significa che siete americani». Che cos’è una Nazione quindi e cosa sono i loro cittadini? Abbiamo da imparare maggiormente da quest’ultimi rispetto alla sinistra progressista. Ricordando, per dirla alla Renan, che sono i nostri antenati a imporci di essere ciò che siamo.

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