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Cantieri Tav fermi per un uccellino

di Sandro Iacomettilunedì 7 luglio 2025
Cantieri Tav fermi per un uccellino

4' di lettura

Fermi tutti, c’è il gruccione. Per chi è debole in ornitologia ricordiamo che si tratta di uno degli uccelli più variopinti esistenti, appartenente alla famiglia Meropidae che nidifica in buona parte dell’Europa meridionale e sverna in Africa.

Ma in realtà poteva essere anche un corvo, un passerotto o un piccione. La Direttiva Ue Uccelli 2009/147/CE tutela infatti tutte le specie di uccelli selvatici che vivono nel territorio europeo. E quando le esigenze dell’uomo si scontrano con quelle dei volatili non c’è partita, vincono sempre quest’ultimi. In questo caso la posta in gioco è l’Alta velocità Milano-Venezia, in particolare la galleria Lonato/Desenzano sulla tratta Brescia-Verona. Un tassello di un progetto ben più ampio che riguarda il Corridoio Mediterraneo che collegherà i porti della Penisola iberica all’Europa orientale.

Bisogna decarbonizzare i trasporti spostando i trasferimenti dalla gomma al ferro? Bisogna modernizzare il Paese con infrastrutture più efficienti? Bisogna finire al più presto i progetti del Pnrr per evitare di perdere i finanziamenti? Di fronte al gruccione non c’è scusa che tenga. I colorati pennuti (tre coppie, per essere precisi) hanno deciso di costruire i propri nidi sulle terra smossa dai cantieri e un solerte ornitologo-fotografo ha subito segnalato alle autorità il pericolo imminente.

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Risultato: è scattata la protezione II. Vincolo dell’area e blocco dei lavori. Il cantiere potrà riaprire solo tra un paio di mesi, a fine agosto, quando i gruccioni se ne andranno in Africa, incuranti di perdere le tutele legislative della moderna Europa.

Ora, nessuno ce l’ha coi gruccioni, ci mancherebbe, peraltro bellissimi uccelli. Ma forse dovremmo anche smetterla di lamentarci che in Italia per realizzare un’infrastruttura serve un miracolo. Già, perché le nostre leggi non tutelano solo i volatili. Ma ogni tipo di organismo vivente, dagli insetti alle piante. E se qui ce la caviamo con due mesi, in altri casi i danni provocati dalla tutela della biodiversità sono ben più gravi. In Sardegna ad esempio, non c’è verso di far passare il progetto di un grande parco eolico galleggiante (quindi senza impatto sul territorio) proposto dalla Ichnusa Wind Power s.r.l. al largo dell’Isola di San Pietro e del Sulcis. Tra le principali cause ostative, il fatto che le pale piazzate in mare interferirebbero con una delle principali rotte di migrazione del tonno rosso nel Mediterraneo occidentale. In subordine, l’impianto darebbe fastidio anche al Falco della Regina, che nidifica sull’Isola di San Pietro.

Stranote sono le battaglie degli ambientalisti contro il Tap pugliese. Il gasdotto che ha contribuito a salvarci quando Putin ha chiuso i rubinetti del suo metano ha subito anni di ritardi a causa, tra le altre cose, dei pericoli che, a detta delle associazioni, avrebbe provocato sulle praterie marine di Posidonia oceania e Cymodocea nodosa, piante che crescono sott’acqua e che, manco a dirlo, sono protette. Così come le tartarughe marine, i cetacei e altre diverse specie di pesci che il gasdotto avrebbe disorientato, cambiandone le abitudini.

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Ad intralciare e rallentare i lavori della variante di San Vito di Cadore, opera che rientra nei lavori di Milano-Cortina 2026 è invece stata una farfalla. Secondo il Wwf, che ha chiesto lo stop dei cantieri, i lavori potrebbero distruggere l’habitat della Lopinga achine, una specie ovviamente rara e protetta che vive in ambienti specifici. Ma l’elenco è sterminato.

Qualche anno fa il Tar della Puglia aveva bloccato lo snodo ferroviario di Bari Sud, opera del Pnrr da oltre 400 milioni, per non dare fastidio agli alberi di carrube radicate nei territori limitrofi. Sempre in Puglia gli ambientalisti hanno fermato un’altra ferrovia per proteggere la nidificazione della passera scopaiola. Mentre nel Lazio nel mirino è finita la nuova strada statale Orte-Civitavecchia, bloccata dal Tar a 14 chilometri dalla fine dopo i ricorsi di Lipu, Wwf e Italia Nostra perché un ponte avrebbe attraversato un fiume dove nidifica il falco grillaio.

La tutela del Fratino eurasiatico, altro volatile, e del rospo smeraldino è invece stata al centro di un lunghissimo contenzioso per il raddoppio ferroviario della tratta Termoli-Lesina. Insomma, una volta c’è un gruccione, un’altra un falco, un rospo o una farfalla. Ma la sostanza cambia poco. Nidi, rotte migratorie, cambiamento degli habitat, ecosistemi stravolti. Essendo la natura presente in ogni luogo, è chiaro che volendo difendere anche la più piccola forma di vita, costruire opere necessarie al benessere della nostra specie diventerà sempre più difficile. E il bello è che la maggior parte delle opere che fanno insorgere animalisti e ambientalisti sono proprio quelle, come impianti rinnovabili e ferrovie, che dovrebbero contribuire a rendere il mondo più in linea con la natura. Forse bisogna solo capire se nella biodiversità rientra anche l’uomo.