Anche quest’anno gli esami di maturità sono finiti. Si tratta forse dell’ultimo rito di iniziazione alla società adulta che ci è rimasto ed è perciò stato opportuno tenerselo stretto, ridargli serietà, valorizzarlo. E questo è un merito del governo e del ministro Valditara, che ha creduto nell’importanza e nel valore dell’esame e lo ha gestito nel modo migliore (a cominciare dalla scelta delle tracce per gli scritti, che hanno ottenuto un generale plauso).
Fra gli episodi a latere i media, soprattutto negli ultimi giorni, ne hanno segnalati due che, pur potendosi considerare “minori”, generano, se opportunamente interrogati, qualche riflessione proprio sul senso della maturità. Il primo concerne la vicenda di Nadir, un ragazzo pakistano che, arrivato in Italia nel 2020, ha frequentato in questi anni un istituto di istruzione superiore di Bologna, il Belluzzi–Fioravanti. A detta di chilo ha conosciuto, il ragazzo in questo periodo ha fatto molti sacrifici per poter frequentare le lezioni. Si è anche impegnato molto, facendosi fra l’altro ben volere dagli altri studenti e dagli insegnanti.
Padova, studente rifiuta di fare l'orale di Maturità ma viene promosso
Una storia che ha dell'incredibile quella che ha visto protagonista un giovane maturando. Il protagonista è i...Ciò non è però bastato per fargli superare l’ultimo scoglio e prendere l’agognato diploma: le prove scritte, non solo quella di italiano ma anche quella professionalizzante in “manutenzione e assistenza tecnica”, sono risultate inidonee e gravemente insufficienti. La bocciatura è stata inevitabile. Essa però non è stata accettata da un variopinto gruppo di contestatori, che l’hanno buttata sul “fallimento del sistema scolastico”, sulla scarsa volontà di integrazione, persino sul fascismo e razzismo congenito alla istituzione scolastica. Per costoro, Nadir andava promosso comunque, a prescindere, perché partiva svantaggiato. In sostanza, una versione del vecchio refrain sessantottino: “È tutta colpa della società!”. Ad essere messo in discussione è stato perciò il valore stesso dell’esame di maturità, il quale per i contestatori, quasi tutti politicamente orientati a sinistra, dovrebbe essere abolito o considerato una mera formalità con promozione garantita e assicurata per tutti.
Ovviamente, queste idee hanno indirizzato non poche delle azioni concrete degli operatori scolastici in anni non lontani: a farne le spese è stata non solo l’autorevolezza dello Stato, ma anche la formazione degli stessi studenti, todos caballeros per decreto. Lo studio e la stessa maturità sono diventati quasi un gioco e tutto è stato considerato facile e scontato. Non credo che Nadir, così come tutti gli immigrati ben disposti verso il Paese che li ospita, si aspettino questo dall’Italia! Le parole più di buon senso sono state quelle pronunciare da Vincenzo Manganaro, il dirigente scolastico dell’istituto: «Confidiamo – ha detto- di poter convincere Nadir a riprendere gli studi e affrontare nuovamente la Maturità. È normale incontrare qualche pietra d’inciampo lungo il proprio percorso. Vorremmo fargli capire che non contano le cadute, ma come ci si rialza».
Inutile dire che coloro che hanno protestato per la bocciatura di Nadir sono per la maggior parte gli stessi che avevano alzato barricate, l’anno scorso, alla proposta del ministro Valditara di pensare a percorsi specifici per favorire l’integrazione di chi, venendo da fuori, è indubbiamente svantaggiato. Anche in quel caso, il riflesso pavloviano aveva fatto sì che venissero sciorinate senza ragione le parole “ghettizzazione”, “razzismo”, “fascismo”.
Apparentemente diversa, anzi speculare, sembrerebbe invece la vicenda di uno studente del liceo scientifico “Fermi” di Padova. Gianmaria Favaretto, questo il suo nome, accertatosi di avere già accumulato un numero di crediti sufficiente per ottenere la promozione, ha deliberatamente scelto di fare scena muta all’orale. La sua ha voluto essere, se si tien fede alle parole pronunciate in sede di esame e poi in pubbliche dichiarazioni, una forma di protesta contro l’esame di maturità, che ha definito «una sciocchezza». Il meccanismo di valutazione degli studenti, secondo il giovane, «non rispecchia la reale capacità dei ragazzi, figuriamoci la loro maturità».
Giusto bocciare Nadir, la scuola ha dimostrato di funzionare
Se il sistema scolastico italiano funziona, s’innesca la polemica. Il cortocircuito ideologico del momento arriva ...Ora, a parte il fatto che non era quello il luogo e il modo per manifestare le proprie discutibili opinioni, il giovane si è mostrato pienamente aderente a quella “filosofia” lassista che ha mosso i contestatori della bocciatura di Nadir. Una visione democraticista dell’istituzione scolastica che, da una parte, riduce la scuola a un mero momento di socializzazione, e, dall’altra, lede il principio di autorità (che non coincide con l’autoritarismo, ma con la responsabilità) su cui la scuola non può non fondarsi se vuole educare i giovani alle prove impegnative della vita. Favaretto si è anche lamentato della competizione che a suo dire l’esame di maturità instillerebbe nei giovani, ovviamente non sapendo che la sana competizione è la molla del progresso collettivo e individuale di una società.
Quanto poi all’esame orale, esso non va affatto sottovalutato: è un modo non irrilevante per verificare il carattere, il controllo di sé, la capacità di sintesi e di linguaggio, raggiunta dall’esaminato. Riconquistare questi pochi, sani principi, è quanto mai necessario: non è nostalgia, ma consapevolezza delle sfide di un domani in cui non sarà dato improvvisare.