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Vittorio Feltri, Salvini contro Di Maio. La verità sulle europee: sono un referendum tra Lega e M5s

Giulio Bucchi
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Si vota tra due giorni per le europee e ho l' impressione che la stragrande maggioranza degli elettori non sappia a quale scopo. Ignora anche a cosa servano un Parlamento a Bruxelles e qualcosa del genere a Strasburgo, dove si svolgono attività misteriose, si prendono decisioni stravaganti in vari campi eccetto quelli che interessano alla gente comune, la quale vive del proprio lavoro e se ne infischia delle normative emanate a livello continentale, tra cui - famose - quelle relative alle dimensioni delle zucchine. Nel nostro Paese sono numerosi i cosiddetti europeisti, fanno il tifo per l' euro che ci ha rovinati, dimezzando il potere di acquisto della moneta, imponendoci misure restrittive insostenibili e trattandoci quali servi della gleba. Abbiamo per anni ingoiato rospi, pensando che fosse bello appartenere comunque a un gruppo di Stati Uniti, si fa per dire. Infatti l' Ue non ha un denominatore comune: è un agglomerato di realtà differenti. Lingue diverse, economie diverse, culture diverse, leggi diverse. Siamo in presenza di una Babele in cui i popoli manco si capiscono. Prima di promuovere una unione politica, ci siamo affrettati a varare una unione monetaria, totalmente astratta. Come se un ingegnere avesse costruito un edificio partendo dal tetto anziché dalle fondamenta. Un' idiozia tecnica dannosa. Quindi domenica ci recheremo alle urne senza sapere perché. Cosicché i cittadini esprimeranno le loro preferenze non certo pensando al presente e al futuro europei. Gli italiani apporranno la croce sulle schede come se si trattasse di un referendum a favore di Di Maio o di Salvini. Se vincerà il primo si beccheranno il partito fondato sul vaffanculo di Beppe Grillo, se prevarrà il secondo, come è probabile e auspicabile, aspettiamoci una crisi di governo e magari consultazioni politiche anticipate. Niente di male, per carità. Ma rendiamoci conto: con il suffragio di dopodomani disegneremo il futuro nazionale, mentre quello continentale sarà la fotocopia del passato, cioè la solita musica suonata dai burocrati e dai finanzieri che menano le danze da quasi venti anni senza concludere nulla di vantaggioso. Mentre infuria la campagna elettorale, vale la pena di segnalare che la nostra vituperata economia non è sgangherata come viene descritta pedestremente dai politici e dai media con l' intento di declassare la Patria, che al contrario è florida. Basti leggere i dati del Triveneto, una zona che da sola produce un terzo nazionale del Pil, grazie a un export da record mondiale. A ruota vi sono la Lombardia e l' Emilia. È falso che l' Italia sia in declino. Sono in declino i fetenti che la governano. di Vittorio Feltri

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