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Valeria Marini a processo per appropriazione indebita

Valeria Marini

L'accusa dell'ex collaboratore: "Si è tenuta i bracciali di diamanti, per un valore di 170mila euro". E il caso finisce in Tribunale

Eleonora Tesconi
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Una bagarre a suon di beni preziosi quella tra Valeria Marini e il suo ex collaboratore, gioielliere e consulente della sua linea di abbigliamento, Manuel Pirino, che sarebbe stato licenziato dalla showgirl senza che gli venissero restituiti alcuni oggetti a dir poco costosi che le aveva dato in prestito. Due bracciali di diamanti e alcuni abiti griffati che, secondo la stima fatta dal commerciante stesso, avrebbero un valore complessivo di 170mila euro. E per questo presunto furto, la Marini va alla sbarra. L'accusa - Secondo l'accusa, la Marini, che aveva ospitato il suo ex collaboratore nell'appartamento adiacente alla sua abitazione in un condominio a piazza di Spagna, per poi litigare e cacciarlo di casa, "si sarebbe appropriata di beni ed effetti personali appartenenti a Manuel Pirino situati all'interno della sua stessa abitazione, non restituendoli al legittimo proprietario". Una disputa che, iniziata nel 2010, è finita in un'aula del tribunale di Piazzale Clodio, a Roma, dove la Valeriona nazionale è stata processata con l'accusa di appropriazione indebita. La difesa - Valeria Marini, ascoltata in aula ieri, giovedì 24 ottobre, ha respinto le accuse: "Quest'uomo si è inventato tutto per danneggiarmi - ha dichiarato l'attrice-stilista romana, interrogata dal vice procuratore onorario Giovanni Nostro -. Ho restituito a Pirino tutti i suoi effetti personali. E comunque non ricordo che tra queste cose ci fossero i gioielli". "Quell'uomo dice delle falsità - ha sostenuto Alessandro Pensa, difensore della Marini -. Abbiamo denunciato Pirino a Sassari per calunnia". Ma a metterla in difficoltà, ecco che ci sarebbero anche i testimoni portati dall'accusa.

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