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Luciana Lamorgese positiva al coronavirus? Melania Rizzoli: "Significa che il governo non ha capito nulla"

Melania Rizzoli
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«Non capisco come sia possibile. Sono stata sempre attentissima. Non ho sintomi e non avrei mai immaginato potesse succedermi. Non riesco davvero a comprendere come sia potuto accadere». Lo stupore espresso dal ministro Luciana Lamorgese alla scoperta di essere positiva al Coronavirus stupisce anche noi, perché significa che non si è ancora compreso fino in fondo come si fa a contagiarsi o ad essere contagiati. Eppure noi medici, infettivologi, virologi e scienziati lo scriviamo dall'inizio dell'anno su tutti i quotidiani, più volte io personalmente l'ho fatto su Libero, e tutti lo comunichiamo da mesi sui media, per cui fa effetto e stride sentire che componenti del governo, inclusa il ministro dell'Interno, coloro cioè che dovrebbero orientarci e guidarci con sicurezza e polso fermo a superare questa epidemia, ed implementare strategie di contenimento efficaci e mirate, esprimano sconcerto e smarrimento sulle modalità definite misteriose ed incomprensibili con cui si sono ammalati. Ripetiamo quindi su questo foglio, spero per l'ultima volta, qual è il momento di maggiore contagiosità di un positivo al Coronavirus e chi sono i cosiddetti super-diffusori, oltre ai luoghi ed i comportamenti a più rischio.

 

 



 

L'incubazione - Le persone positive a Sars-CoV2 risultano maggiormente contagiose quando si trovano ancora nel periodo di incubazione, che dura in media 5-6 giorni, ma può arrivare fino a un massimo di 14, anche se il momento peggiore per inalare il virus da un soggetto positivo è nei 2-3 giorni precedenti allo sviluppo dei suoi sintomi, quando cioè egli sta ancora bene, non ha alcun disturbo, è attivo, lavora e si relaziona, e non sospetta di aver contratto la malattia. Le infezioni asintomatiche rappresentano quindi la più importante fonte di diffusione del virus, soprattutto quando la malattia è ancora in fase di incubazione, ed è da quelle persone che dobbiamo guardarci e distanziarci. Questo però significa che anche il neo-contagiato, che sta bene come il contagioso ignaro che lo ha infettato, inizia a passare il virus a chi gli sta accanto, senza sospettare assolutamente nulla, e con le stesse modalità di un positivo conclamato, poiché è ormai dimostrato che un paziente asintomatico, come chi si è appena infettato, è da subito in grado di diffondere il Corona, seppur in maniera minore di un sintomatico, ed è stato stimato che l'80% dei contagi è dovuto appunto a soggetti non identificati come positivi al virus al tampone nasofaringeo, perché non lo hanno eseguito o lo hanno fatto precedentemente all'infezione e si ritenevano in sicurezza. Un altro aspetto ormai chiaro è che il coronavirus si diffonde in modo disomogeneo, l'esatto contrario di quello che avviene con il virus dell'influenza, poiché è accertato che il 70% dei positivi infettano poche persone, mentre il 20% dei cosiddetti «super-diffusori» è responsabile di oltre l'80% dei contagi. E sono proprio i comportamenti, ovvero quello che uno fa e dove lo fa, a decidere se un positivo rientra nel 70% di persone in cui il virus si avvia su un binario morto, o se al contrario fa parte di quel 20% che permette al virus di raggiungere un numero molto elevato di nuovi ospiti. IL FATTORE TEMPO Anche se si indossa la mascherina, che riduce il numero di particelle virali ma non lo azzera, più tempo si trascorre in presenza di un infetto apparentemente sano, soprattutto se in vicinanza o a stretto contatto, maggiore sarà la concentrazione del virus nell'aria e molto probabile il contagio. Inoltre quando si è protetti dalla mascherina in luoghi chiusi si tende ad alzare il tono della voce per superare la barriera fonetica che questa impone, per essere ascoltati meglio, un comportamento questo che aumenta il numero delle particelle virali emesse. Inoltre la temperatura dei luoghi di sosta è un problema, poiché quando è troppo bassa e con bassa umidità, viene rallentata l'evaporazione delle particelle di saliva contenenti il virus, che rimangono sospese in aria per un tempo maggiore, pronte per essere inalate od assorbite dalla congiuntiva umida ed accogliente degli occhi. Il Sars-Cov2 infatti si può trasmettere direttamente anche per via oculare, e gli occhi, oltre ad essere una porta d'ingresso del virus, possono essere pure una fonte di trasmissione del contagio, visto che la congiuntivite virale è uno dei sintomi del Covid19. Inoltre, come qualunque altra infezione virulenta, un aspetto fondamentale per il contagio è la cosiddetta «carica virale», la quale se è bassa o rarefatta nel tempo rende il contagio diretto più difficile, anche se uno studio cinese pubblicato sul New Journal of Medicine indica cariche virali simili tra pazienti sintomatici ed asintomatici. Esiste poi il contagio «indiretto», quello che si può trasmettere toccando con le mani oggetti o superfici contaminate da secrezioni nasali, bronchiali o salivari, come i tasti di un computer per esempio, le quali mani poi, se sfiorano bocca, naso ed occhi senza essere lavate, sono in grado di trasferire l'infezione.

Vie alternative - Inoltre esiste la via oro-fecale della trasmissione del contagio, poiché è dimostrato che il virus persiste positivo nel tampone rettale dei pazienti già infetti anche dopo la scomparsa dei sintomi respiratori e quando i tamponi orofaringei risultano negativi (virus rilevati vivi anche sugli asciugamani in uso dopo il bidet). La circolazioni dei positivi asintomatici, dal punto di vista epidemiologico, produce i casi più problematici senza il distanziamento sociale, poiché queste persone, non sapendo di essere infettive, fanno circolare e trasmettono facilmente e velocemente il virus, rendendo sempre più difficile spezzare la catena dei contagi tuttora viva ed in atto. Il tracciamento massiccio in vigore con il tamponamento della popolazione per identificare i casi positivi e tracciare a ritroso i propri contatti serve proprio a questo, ad interrompere la trasmissione del virus, e dal punto di vista medico, il fatto che molte persone possano guarire dall'infezione senza sviluppare sintomi evidenti pur essendo un grande vantaggio, epidemiologicamente questo costituisce un problema enorme. Perché se una di quelle persone è un super-diffusore, essa è in grado di contagiare in una sola giornata tutte le persone che incontra, grazie a quello che è stato chiamato «coefficiente di dispersione K» che ha valori da 0 a 10 e descrive la tendenza di una malattia a creare cluster di soggetti infetti: più il suo valore si avvicina a 0, più la malattia tende a manifestarsi in gruppi di persone incontrate, anche in ambienti con contatti sociali diradati.

Senza una terapia - Tuttavia, se le misure di contenimento attuate fino ad oggi hanno permesso di circoscrivere e ridurre i casi positivi, il coronavirus, essendo ancora orfano di una terapia mirata, continuerà a circolare indisturbato tra noi, magari rafforzando la sua azione e la sua letalità, ma avendo compreso i meccanismi alla base degli eventi di super-diffusione, abbinati alla identificazione dei contesti ad alto rischio, l'unica strategia farmacologica efficace per prevenire ulteriori ondate nei prossimi mesi resta solo ed unicamente il vaccino anti-Covid. Quello che speriamo il ministro Lamorgese, augurandole di guarire in fretta senza conseguenze e senza più stupirsi di come avvengono i contagi, contribuisca a far arrivare il prima possibile nel Paese che governa, oltre che a renderlo disponibile alla maggioranza degli italiani, negativi, positivi o super-diffusori che siano.

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