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Michaela Biancofiore, dura replica a lady Berlusconi: "Al vertice del partito chi non ha preso mai mezzo voto"

Tommaso Montesano
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«È un peccato che i boomerang che finiscono sempre per ritorcersi contro la credibilità del partito, e del presidente Berlusconi, siano tirati dalle persone a lui più vicine...». A Michaela Biancofiore, classe 1970, altoatesina, in passato conosciuta come la "valchiria" di Silvio Berlusconi, in Forza Italia dalla sua fondazione e ora passata con Coraggio Italia, non sono proprio andati giù gli attacchi di Marta Fascina, parlamentare azzurra, ma soprattutto compagna del Cavaliere, ai suoi nuovi colleghi. Oggetto del contendere: un paio di emendamenti forzisti alla riforma Cartabia, affossati in commissione Giustizia. Per reazione, Fascina ha addirittura proposto un disegno di legge contro i cambi di casacca. Un modo, almeno così lo leggono in Coraggio Italia, per vendicarsi dei fuoriusciti azzurri.

Parlava dei boomerang...

«Marta, per quanto abbia potuto conoscerla, è una donna pacata e riflessiva quando parla da deputato e non da fidanzata del Presidente. Dovrebbe ricordare che è tra coloro che hanno il record di assenze in Parlamento».

E questo che c'entra?

«Che penserebbe se noi presentassimo una riforma del regolamento tale da prevedere la decadenza per chi, ad esempio, raggiunge solo il 30% delle assenze senza giustificati motivi?».

Ma come risponde alle accuse? Fascina dice che non avete difeso le storiche battaglie di FI sulla giustizia.

«Io sono quella che ha scritto motu proprio - la legge sul legittimo impedimento per il presidente del Consiglio dei ministri. Purtroppo Berlusconi, echi gli è accanto oggi, tende a dimenticare, non conosce le cose. E poi, quanto alle battaglie... mi lasci dire».

Prego.

«Vittorie di Pirro, improduttive, oltre che dannose per lo stesso Presidente. Le cose intelligenti, come il referendum, le ha promosse ora, a 28 anni dalla discesa in campo di Berlusconi, la Lega di Matteo Salvini. Davvero Berlusconi pensa - come ha supposto la sua fidanzata - che chi vota la riforma Cartabia sia un forcaiolo? Se è così, allora FI deve uscire dal governo e non votare la fiducia. Oppure, se la vota, dovrebbe essere Fascina a dimettersi, dedicandosi all'amore, che è ben più importante».

Ma perché non avete votato gli emendamenti incriminati?

«Andavano trattati in altri provvedimenti e non usati per ritardare il varo della riforma. Comunque non sono passati perché Forza Italia si è mossa come un elefante tra tavolini di cristallo, ignorando peraltro il nostro peso. Gli azzurri hanno ricompattato il fronte grillino, fino a quel momento diviso. Un capolavoro di illogicità e sconnessione politica». L'impressione è che lo strappo sulla giustizia sia solo un pretesto e che ad Arcore non sia andata giù l'ennesima scissione.

 

 

 

Coraggio Italia fa paura?

«Coraggio Italia ambisce a essere una Forza Italia 4.0 col Dna del 1994. Lo poteva fare Berlusconi con Luigi Brugnaro (il sindaco di Venezia, fondatore del nuovo contenitore, ndr), ma ha preferito ascoltare quelli che temevano di perdere le loro posizioni privilegiate».

Quali sono i rapporti tra voi di Coraggio Italia e gli azzurri?

«Ora FI, per un ordine di scuderia miope, tende a snobbarci. Sta compiendo l'ennesimo errore, come si è visto in commissione Giustizia e come si vedrà ancora di più per l'elezione del presidente della Repubblica».

Perché ci sono così tanti addii da Forza Italia?

«I fuoriusciti dovrebbero spingere Berlusconi a porsi delle domande sulla gestione del partito, appaltata a una dirigenza perdente che preferisce pensare che siamo tutti ingrati».

E invece la verità qual è? Lei, ad esempio, perché se n'è andata?

«Io non me ne sono andata per colpa di Berlusconi, ma per la maleducazione, talvolta la perfidia e le umiliazioni inferte, dall'attuale vertice del partito. Se ne vanno tutti perché non c'è dialogo, non c'è ascolto, non c'è rispetto, non vengono rispettate le regole, spesso fa capolino la maleducazione».

 

 

 

Quindi non voterebbe mai una proposta di legge, come quella pensata da Fascina, per sanzionare con la decadenza chi cambia casacca.

 «Cosa dovrebbe fare un parlamentare se è il suo partito a cambiare i programmi, a non onorare il proprio statuto, a non rispettare la linea per la quale gli elettori ci hanno votato? E la risposta dei padri costituenti è stato l'articolo 67 della Costituzione (quello sull'esercizio delle funzioni senza vincolo di mandato, ndr)».

Lei si sente una traditrice?

«Nessuno si è azzardato, anche perché il mio, con Forza Italia, è stato un matrimonio durato 28 anni, per lo più unilaterale e tradito migliaia di volte per favorire gente che non si è mai esposta per il partito o il Presidente. Ci sta che anche la compagna più fedele, a un certo punto, dica "basta"».

A proposito, ha letto le parole di Licia Ronzulli, braccio destro del Cav, su chi non si è mai sporcato le mani ai banchetti?

«Non credo proprio che Licia si riferisse a me. Io faccio gazebo dal 1994, al freddo e al gelo della mia terra. Da semplice militante, da consigliere comunale e regionale, e anche da parlamentare. Non mi sono mai imborghesita, finché ci ho creduto. Io i banchetti li facevo sul serio: li costruivo letteralmente, con i militanti, e stavo lì tutto il giorno. Mica una capatina e via, come fanno certi colleghi».

Secondo lei con chi ce l'aveva?

«Licia sa bene che quando dice queste cose deve guardare vicino a lei. Ai vertici di FI ci sono persone che non hanno mai preso un voto in vita loro, ma godono di tutti i benefit del Presidente. Con gli stessi mezzi a loro disposizione, io FI la portavo al 30%, scommettiamo?».

Ora voi e FI siete ai ferri corti, ma il centrodestra per vincere nel 2023 avrà bisogno di tutti. Eppure Coraggio Italia non ha mai preso in considerazione l'ipotesi di una federazione.

«Credo che nel 2023 dovremo parlare con Matteo Salvini per parlare con FI, visto che Berlusconi mi pare si sia convinto per il partito unico a guida leghista. E parleremo di certo anche con Giorgia Meloni, con la quale abbiamo una naturale convergenza. Quindi nessun problema, ma aspettiamo la legge elettorale: due anni in politica sono un'era glaciale». 

 

 

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