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Giovanni Floris, il dramma l'11 settembre: "Mia moglie era ancora lì", quella vecchia foto dall'inferno di New York

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L'11 settembre 2001, il giorno del terrificante attentato alle Torri Gemelle, a Manhattan c'era anche Giovanni Floris, che all'epoca era giornalista per la Rai. "Sostituivo il corrispondente Rai negli Usa, andato in ferie. Ero lì per il giornale radio, l’attentato ha segnato il mio debutto in tv. Ho capito subito che mi stavo confrontando con la storia, non con la cronaca", spiega in una intervista a Leggo.

 

 

 "La radio mi chiamò per fare la diretta, uscii subito per raggiungere la sede Rai, nella parte Nord. Presi l’ultimo taxi", racconta il conduttore di DiMartedì, su La7. "Dal finestrino, vedevo file di persone in strada che andavano verso l’area opposta di Manhattan. C’era un clima di paura. Quando sono arrivato in Rai, hanno chiuso la parte sud. Mia moglie era ancora lì. All’epoca non si sapeva ciò che sarebbe successo. Si parlava di altri aerei". 

 

 

Un attentato che ha poi determinato la guerra in Afghanistan e la caccia a Osama Bin Laden. Un capitolo che si è chiuso con il ritiro dall'Afghanistan ora caduta di nuovo in mano ai talebani: "In questi venti anni abbiamo perso la fiducia nella sicurezza personale, con l’11 settembre, poi nel benessere economico, con la crisi finanziaria del 2008, questo ha portato l’America a chiudersi sempre di più. Adesso siamo tutti così preoccupati del nostro piccolo mondo da non pensare più agli altri. Penso sia stato sbagliatissimo tentare di esportare la democrazia, ma anche che, se lo fai, devi darti tempo. La guerra in ex Jugoslavia è finita nel 1995 e siamo ancora lì".

 

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