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Tikhon, "il Rasputin di Putin": il ruolo del sacerdote nella "guerra santa" contro l'Occidente

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Dietro Vladimir Putin non c'è il patriarca di Mosca Kirill. A guidare il presidente russo nella lotta spirituale contro l'Anticristo occidentale il sacerdote Tikhon. È lui il vero Rasputin. Il monaco, al secolo Georgy Shevkunov, è ai più sconosciuto ma al Cremlino conterebbe parecchio. Non a caso la sua dottrina riecheggiava anche nelle parole di Kirill durante l'omelia in cui dichiarava giusta la guerra in Ucraina. Sempre Tikhon, secondo Il Giorno, sarebbe l'artefice della conversione dello zar. Il sacerdote avrebbe infatti persuaso il presidente russo a riportare in auge la Grande Russia in opposizione alla globalizzazione valoriale dell'Occidente.

 

 

Il loro legame ha radici ben lontane. I due si sono sono incontrati per la prima volta alla Lubyanka, sede del disciolto Kgb, negli anni '90. Proprio quell'incontro segreto sarebbe alla base, almeno per don Stefano Caprio, docente di Storia e Cultura russa al Pontificio istituto orientale, dell'invasione russa iniziata il 24 febbraio. "Tikhon - spiega Caprio - è riuscito a dimostrare a Putin che il ritorno all'ortodossia non avrebbe rinnegato il passato sovietico".

 

 

Non solo, perché il monaco sarebbe l'ombra del presidente russo in ogni viaggio. Fu lui che nel 1999 spinse Putin ad approvare la legge proibizionista che vieta la vendita di alcolici dopo le 23. Tikhon, anche detto "eminenza grigia" è nato e cresciuto a Mosca. Nel 1982 ha concluso gli studi all’Istituto statale di cinematografia, per poi entrare come novizio nel monastero delle Grotte a Pskov. La storia del monastero e dei suoi protagonisti fu raccontata da Tikhon nel fortunatissimo libro di memorie Santi non santi, che nei primi anni ’90 divenne uno dei testi-simbolo della rinascita religiosa russa.

 

 

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