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Marco Damilano, lite in Rai per il suo programma: "Soldi buttati"

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Francesco Storace
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Alla Rai sono tutti contenti, se magna. Almeno per quelli che ci riescono. Perché in azienda non sanno come buttare i soldi e l'ultima trovata della premiata ditta Fuortes l'ha denunciata l'Ugl. Il sindacato, molto attivo nello scoprire le magagne del servizio radiotelevisivo pubblico, ha scoperto nuove gioie per Marco Damilano. Non solo il bel contratto che l'amministratore delegato ha garantito all'ex direttore dell'Espresso e che fa morire di rabbia tanti giornalisti interni, circa 2100, nessuno dei quali così "bravo". Ma le cosiddette direzioni competenti hanno dovuto pensare anche all'ospitalità. E così la striscia quotidiana ideata in modo da concorrere col Tg2 - altra incredibile scelta editoriale - avrà sede non a Saxa Rubra, non a via Teulada, bensì direttamente a viale Mazzini. Da applausi. È un primato.

 

 

Fabrizio Tosini, che dell'Ugl comunicazioni è segretario nazionale, mette in fila quello che accadrà nella sede della direzione generale. Per la corte di Damilano ci sarà ex novo uno studio televisivo, accompagnato da una sala regia. In più, la sala trucco, spazi di redazione e nuovi impianti. Così magari tra una trasmissione e l'altra Damilano potrà salire al settimo piano a prendere caffè e istruzioni da Fuortes. Ma quanto costerà anche questo pare uno dei tanti misteri della Rai, ce lo dirà magari tra qualche tempo di nuovo la Corte dei Conti. Denuncia Tosini: «In un momento così delicato per i conti aziendali, quanto intende spendere la Rai per questo discutibilissimo allestimento? Grandi giornalisti come Enzo Biagi e Giuliano Ferrara realizzavano le loro rubriche con ottimi risultati, dentro i centri di produzione aziendali e mai si sarebbero sognati di pretendere un allestimento tanto fuori luogo e contesto».

A tutto questo si aggiungano anche le voci - in contrasto - sulla vendita dello stesso palazzo di viale Mazzini, pieno di amianto e in condizioni di assoluta precarietà di strutture degradate. Investire per una trasmissione localizzata in un palazzo di cui ci si vuol disfare non sarebbe decisamente il migliore degli investimenti possibili. Fuortes dovrebbe prestare maggiore attenzione a quelli che appaiono sprechi veri e propri, a meno che la Rai non voglia squadernare le cifre vere. Anche i suoi predecessori non si sono fatti mancare nulla, in effetti. Proprio la corte dei conti ha recentemente messo a nudo le cifre Rai per il 2020 e molte di queste fanno inorridire.

 

 

La relazione della magistratura contabile non ha fatto sconti. Basti pensare che ogni dodici mesi si spendono settanta milioni l'anno tra sedi centrali e periferiche per gli affitti come per i riscaldamenti, per le manutenzioni come per la vigilanza. Altro esempio: si pagano 12 milioni di euro per le sedi regionali, ma Firenze e Palermo ci costano un milione mentre le altre 600mila. Roma record, con 22 milioni di euro, Milano 7 e Saxa Rubra 10. Dirà Fuortes, «ma io che c'entro?». Il che è ammissibile. Ma sicuramente dall'ad di Draghi ci si aspetta un ridimensionamento degli sprechi e non un aumento con la curiosa locazione per la trasmissione di Damilano. Ok per la corsa al premio Pulitzer, ma quanto ci costa?

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