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Luca Ricolfi, "parlano di fascismo": come zittisce la sinistra

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"L’abitudine di esprimere il dissenso tentando di impedire di far parlare l’avversario è una vecchia storia, è uno dei tanti aspetti del politicamente corretto". Il sociologo Luca Ricolfi, qualche giorno fa, aveva sottolineato un po' polemicamente in collegamento con Tiziana Panella a Tagadà, su La7, di essere "di centrosinistra". Ospite di Nicola Porro a Quarta repubblica, su Rete 4, si conferma pensatore lucido e spietato proprio con il suo "mondo di riferimento" culturale e politico, tanto da sembrare un simpatizzante del centrodestra. Le sue parole, insomma, sono sempre al di sopra di ogni sospetto. "Tutto cambia di significato a seconda di chi lo pronuncia, se la parola merito o famiglia le pronuncia la destra allora assume un significato fascista", è la sentenza (inappellabile) di Ricolfi. 

 

 



Alla stessa maniera, vengono valutati gli interventi della polizia contro il blitz degli studenti di sinistra alla Sapienza o al rave party di Modena; non "ripristino dell'ordine e della legalità", ma "brutale repressione". "La libertà di espressione è sacra ma noi abbiamo visto una carica della polizia contro 50 studenti che volevano solo appendere uno striscione. Ben venga il fermento all’interno dell’Università. Questa - contesta Vittoria Baldino, del Movimento 5 Stelle - è una bella copertina che il governo vuole presentare per nascondere i problemi del Paese. C’è stata una sproporzione tra l’azione e la reazione". 

 

 

 

 

"Quella della Sapienza è intolleranza culturale - sottolinea Andrea Delmastro, esponente di Fratelli d'Italia -, la polizia ha reagito con prudenza perché in Italia non abbiamo la polizia cubana che ha piacere di usare i manganelli!". Protagonista di quella folle giornata è stato Daniele Capezzone, ospite del convegno organizzato dal movimento studentesco vicino a FdI: "Cosa sarebbe successo se non ci fosse stata la polizia? Con il vostro governo - replica alla grillina - fu sgombrata con gli idranti la manifestazione dei portuali di Trieste, quindi non siete credibili. In 20 anni di assemblee pubbliche non mi era mai capitato di non poter entrare e uscire con le mie gambe da un luogo, ma con la scorta della polizia". 

Anche sul decreto anti-rave annunciato dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi, si preannunciano polemiche politiche: "Non credo che questa legge sui rave si possa portare avanti, la riunione non può essere reato per l’art.17 della Costituzione", obietta Piero Sansonetti, direttore del Riformista. "Noi riteniamo che l’invasione di terreni o edifici pubblici o privati va perseguita - ribatte Delmastro -. Vogliamo dare un segnale, l’Italia non è più maglia nera della sicurezza".
 

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