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Fabio Fazio, avete notato che alle sue spalle... l'ultima sceneggiata

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Una vecchia pagina di giornale incorniciata attaccata alla bene e meglio su una porta. Non brilla certo di "nuovo" la location scelta da Fabio Fazio per il video che dovrebbe chiudere una volta per tutte le polemiche sulla sua uscita di scena dai palinsesti della Rai meloniana. Il giorno dopo l’addio a Viale Mazzini, avvenuto ieri con l’ultima puntata di Che tempo che fa, il conduttore ha pubblicato un video selfie con il quale ha ringraziato tutti per "l'ondata di affetto" ricevuto ribadendo che in Rai "sono sono stati 40 anni bellissimi". "E se da Marte e da Giove non sono arrivati i segnali, vorrà dire che troveremo mondi inesplorati", ha aggiunto Fazio riferendosi forse a Discovery, sul canale Nove, dove avrà una sua nuova trasmissione. 

 

 

Ma perché se è proiettato nel futuro si riprende davanti alla pagina de L’Aurore, il giornale socialista francese dove Émile Zola scrisse il suo editoriale «J’accuse»? La risposta sta in quello che racconta quell'articolo da prima pagina. Fu vergato dallo scrittore contro il presidente della Repubblica Francese dell’epoca Felix Faure, per denunciare pubblicamente i persecutori di Alfred Dreyfus, un ufficiale ingiustamente sospettato di aver passato informazioni segrete all’Impero tedesco e condannato per alto tradimento, ma in realtà vittima di un’ondata di antisemitismo nazionalista in Francia in quanto ebreo alsaziano. Il titolo dell’editoriale dello scrittore francese datato 1848 è un’espressione entrata nell’uso corrente della lingua italiana per indicare un’accusa, una denuncia pubblica contro un’ingiustizia. Fazio, con il suo video, non voleva chiudere un periodo della sua carriera professionale, voleva ancora una volta ribadire il suo punto di vista: si sente un perseguitato politico, si sente un Dreyfus. 

 

 

 

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