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Elena Basile, la parabola dell'"ambasciatrice": il fronte dei Gazisti ha una nuova star

Francesco Specchia
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C’è qualcosa di tragico e al contempo fascinoso, nella parabola di Elena Basile, accesasi nei salotti tv come stella del dissenso e consumatasi nell’arco di un pugno di trasmissioni come supernova. Basile è titolare di un curioso record. A livello di notorietà è passata direttamente da quella che Alberto Arbasino chiamava la categoria della «giovane promessa» direttamente a quella del «solito stronzo», senza far tappa in quella del «venerato maestro». E di questo la signora, sedicente esperta di medioriente, algidamente altezzosa nel giustificare prima la causa di Putin e poi quella d’Hamas, be’, un po’ si duole.

Dopo la colluttazione verbale con Aldo Cazzullo (sbottato sulla frase «pochissimi ostaggi americani di Hamas è una brutta notizia») a Otto e mezzo da Lilli Gruber e l’abbandono voluttuoso, alla Gloria Swanson, dello studio di Piazzapulita (con Corrado Formigli che la saluta «È stato un piacere»), la signora sembrava aver definitivamente snobbato le piccinerie del piccolo schermo. E della tv, della carovana dei talk show, e dei suoi pittoreschi caratteristi, be’, l’ex diplomatica che inveiva per i «bambini di Gaza che saranno uccisi» omettendo quelli israeliani che era appena stati decapitati, si accingeva a ribadire l’inutilità.

 

 

 

Poi, però la signora, vaporosa nell’aspetto ma con un machete al posto della lingua, ha cambiato idea. «Ai tanti che mi chiedono ritorno in tv. Ho osato criticare un conduttore. La casta dei giornalisti si richiude a riccio. Neanche #Bianca Berlinguer o #lilligruber si rivoltano contro regole da corporazione?», commentava, la vaporosa, in un tweet che oggi ha ricomincito a girare in contemporanea all’entrata di Israele a Gaza. Si chiedeva, la Basile: «Che tristezza. E il diritto a una giusta informazione?» Il diritto alla giusta informazione esiste ancora. Ma, onestamente, non nel suo caso.

Solo un post prima ella aveva sentenziato: «Hamas rilascia due ostaggi USA per questioni umanitarie: per permettere aiuti a Gaza Israele invece prepara l'invasione di terra e la successiva cesura. Purtroppo la violenza di Stato è atroce come quella terrorista». Le risposte twittarole erano state immediate: «E da quando rilasciare 2 ostaggi su 200 è una buona azione?? Diano un segnale concreto di ritrovata lucidità e rilascino Tutti gli ostaggi!!». Oppure: «Io gliel'avevo detto di smettere con la vodka di prima mattina», o il definitivo «Dai Elena vedrai che ce la faremo! Noi tutti uniti con Putin, Kim Jong Un, gli Ayatollah, Hamas».

 

 

 

Ma, oltre l’ironia, Basile diventa, così, figura catalizzante di un odio verso Israele e gli americani; odio concentrato in attacchi chirurgici sostenuti da frotte di filoputin e No Vax. Praticamente la vaporosa è una versione geneticamente avanzata di Alessandro Orsini. Ora, tralasciamo il suo uso sconsiderato del titolo di “ambasciatrice” invece che di “ministra plenipotenziaria”. E quindi tralasciamo pure - in assenza di quel titolo che Basile considera solo un inciampo burocratico- l’errata «percezione della sua autorevolezza» (come lamenta il Sindacato dei diplomatici italiani). E sorvoliamo anche sui pregiati articoli da lei vergati (l’ultimo è Chi non fa terrorismo scagli la prima pietra e m’immagino la signora, bella carica, in una cava di Massa Carrara). E concentriamoci sul personaggio: la signora ha lasciato che la tv le cucisse addosso il ruolo del martire dell’impossibile. Ma se quel mercato è saturo, be’, passare da star a meteora è un attimo.

 

 

 

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