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Eredità Agnelli, spunta un'altra anomalia: "Firme apocrife di Marella"

Michele Zaccardi
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Beni nascosti in paradisi fiscali, residenza fittizia in Svizzera e firme non autentiche. Sono questi i sospetti che emergono dall’esposto presentato da Margherita Agnelli, che da anni sta portando avanti una battaglia giudiziaria con i tre figli per l’eredità di Gianni Agnelli. E che ora sono finiti sotto la lente della Procura di Torino. Come anticipato mercoledì da Libero, il decreto di perquisizione firmato dai pm punta a fare luce sull’effettiva residenza di Marella Caracciolo, moglie dell’Avvocato e madre di Margherita. Gli avvocati di John Elkann, indagato per dichiarazione infedele insieme al suo commercialista e al notaio che ha gestito la successione di Marella, affermano che la donna «perseguita da vent’anni i suoi genitori e tre dei suoi figli (John, Lapo e Ginevra, ndr) in tutte le sedi giudiziarie».

Il decreto di perquisizione parte dall’esposto presentato da Margherita il 23 dicembre scorso. Nel mirino dei magistrati ci sono le «plurime condotte, poste in essere da alcuni soggetti, volte a creare l’apparenza di una residenza in Svizzera in realtà fittizia» di Marella, deceduta il 23 febbraio 2019. L’ipotesi dei pm è che si tentò di nascondere il fatto che Caracciolo vivesse «abitualmente» a Torino. Questo per due ragioni: sotto il profilo ereditario, per sottrarre la successione dall’ordinamento italiano; sotto quello fiscale, per evitare «l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali e di redditi». Su «suggerimento» del commercialista Gianluca Ferrero (che è anche presidente della Juventus), John Elkann avrebbe fatto figurare come assunte alla Fca Security e a Stellantis Europa delle persone che in realtà prestavano servizio per Marella, e avrebbe firmato contratti di affitto per immobili di cui la nonna deteneva l’usufrutto. In base a un accordo del 2004, infatti, Margherita si era impegnata a versare alla madre un vitalizio: circa 8,16 milioni accreditati nel 2018 e altri 583mila nel 2019 in un conto bancario a Vaduz, in Liechtenstein, intestato a una società offshore con sede nelle Isole Vergini Britanniche. L’Irpef evasa, secondo le stime dei pm, è di circa 3,7 milioni.

 

 

Ma il fronte degli accertamenti è molto più vasto. Perché i pm stanno cercando di ricostruire il patrimonio di Marella per capire se e quante tasse avrebbe dovuto pagare. Mentre Margherita confida che l’eventuale esito a lei favorevole delle indagini rafforzi la propria posizione nelle cause civili in corso in Svizzera (due) e a Torino (una). Del resto è la stessa Procura a fare presente che l’intera vicenda è caratterizzata da «anomalie evidenti». A partire dalla «natura ragionevolmente apocrifra», come si legge nel decreto, «delle firme riconducibili a Marella in alcuni documenti di rilievo». In secondo luogo, si sottolinea la verosimile esistenza di «ulteriori beni produttivi di reddito derivanti dall’eredità di Gianni Agnelli detenuti da società terze, come la Bundeena Consulting, collocate in paradisi fiscali». E poi ci sono le «evidenti anomalie» che sfiorano la holding Dicembre, la cassaforte della famiglia Agnelli che, a cascata, controlla, tramite Exor, Stellantis, Ferrari e la Juventus. Nel decreto si afferma infatti che l’aggiornamento della compagine sociale della Dicembre è avvenuto «in maniera irregolare» e a distanza di anni mediante una declaratoria del 2021 contenente una «scrittura privata non autenticata del 2004» con cui Marella cedeva la nuda proprietà delle quote a John, Ginevra e Lapo. 

 

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